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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2011 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2011 alle ore 09:13.

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La confessione di Mariano D'Antonio, ordinario di Economia dell'Università Federico II di Napoli e assessore al Bilancio della giunta Bassolino tra il 2008 e il 2010, è senza reticenze: «Lo sforamento del patto di stabilità lo decidemmo collegialmente. Altrimenti non avremmo potuto finanziare l'allungamento dei debiti delle aziende in crisi e rimpinguare la cassa integrazione dei 5mila operai della Fiat di Pomigliano».

Racconta: «Erano i giorni della bufera finanziaria, tutti battevano cassa e noi non potevamo che scucire i soldi. Ma lo scandalo non fu il miliardo e 200mila euro di debito che accumulammo in due anni. Furono scandalose le riunioni della commissione Bilancio, presieduta dal dipietrista Nicola Marrazzo, alla vigilia dell'approvazione dei conti. Le sedute cominciavano nel pomeriggio e finivano alle sei del mattino. Lo facevano per sfiancarmi. Mi tenevo su a sigarette e caffè; mi portavo un thermos da casa. Sul tavolo c'erano dai 1.800 ai 2mila emendamenti. Le chiamavo " polpette succulente". Tutti i consiglieri sembravano animati da un gran fervore religioso. Molti degli emendamenti riguardavano finanziamenti da 50-100mila euro per il restauro di chiese. Cercavo di oppormi e Marrazzo replicava: "Maria', le sezioni dei partiti sono morte, i circoli culturali chiudono. Solo le parrocchie sono rimaste"».

L'altro punto d'attacco erano i depuratori: vecchi, fatiscenti. Molte società private, sponsorizzate da consiglieri regionali, lucrano sulla manutenzione straordinaria. Racconta il professore: «Una volta la discussione tra due consiglieri è finita a cazzotti. Oggetto del contendere: quale emendamento trattare per primo. Le Regioni, da Roma in giù, sono un cancro. Quando va bene sono orientate alla gestione del consenso, quando va male alla gestione del malaffare». Il professore cercò di mettere ordine tra agli appannaggi dei consiglieri: «Presentai una proposta di legge per ridurre l'indennità ma l'affossarono rimbalzandola di commissione in commissione. Erano tutti schifosamente compromessi. Il vitalizio in Campania è reversibile agli eredi e cumulabile con lo stipendio. Ora hanno annunciato che vogliono cancellarlo, ma a futura memoria».

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