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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2011 alle ore 09:26.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2011 alle ore 10:05.

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D'improvviso, la strada per lo Zar si è fatta in salita. In un mondo di continui cambiamenti dove nessun Paese è un'isola, Vladimir Putin ha sempre più bisogno di stabilità e benessere per convincere i russi ad accettare un regime autoritario che non vuole alternative.

Ma il trono scricchiola, le preoccupazioni economiche sono la ragione principale del malumore dei russi: in parte per il naturale logorio di un Governo che dopo tanti anni non può che deludere - e quelli di Putin, includendo il fido Medvedev, sono ormai 11. In parte perché la Russia,ricca di petrolio e gas, non ha mai trovato urgente rinnovarsi; ma ora anche perché su Mosca si allunga l'ombra della crisi globale, prima di tutto europea. Se la domanda del primo partner economico calerà, la crisi si farà sentire. Se il prezzo del petrolio dovesse scendere sotto i 70 dollari, per Mosca sarà recessione. Non basteranno più le promesse elettorali, ecco perché mentre si avvicina il voto al Cremlino cresce il nervosismo. Gli indici di popolarità di Russia Unita crollano, e dal risultato di domenica Putin dovrà ripartire per la sua corsa al Cremlino. Forse, finora, non sapeva neppure che cosa vuol dire rischiare.

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