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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2011 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2011 alle ore 06:40.

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Il presidente del Consiglio nel suo discorso iniziale era ritornato con forza su un tema cruciale per la nostra economia: il capitale umano femminile e il ruolo ancora marginale che gioca nel mercato del lavoro italiano.

In media in Italia meno di una donna su due è occupata e al Sud i numeri sono ancora più drammatici. La qualità del lavoro delle donne è diminuita nonostante la produttività potenziale delle donne sia notevolmente aumentata negli ultimi anni grazie a impegno e rendimenti crescenti nell'ambito dell'istruzione. Nella classifica del World Economic Forum l'Italia occupa, come l'anno scorso, il 74esimo posto su 135 paesi con riferimento al raggiungimento della parità di genere. Per il mercato del lavoro il nostro Paese precipita al 90esimo posto.

Rimettere il tema del lavoro femminile (e dei giovani) al centro dell'agenda è fondamentale. La manovra ha individuato nel fisco uno dei possibili strumenti con cui sostenere l'occupazione femminile. In particolare sono stati introdotti sgravi dell'Irap per le imprese che assumeranno donne (e giovani sotto i 35 anni) a tempo indeterminato. Queste imprese avranno la possibilita' di dedurre 10.600 euro per ogni donna e giovane. Lo sconto sale a 15.200 al Sud.

Questo provvedimento interviene sulla domanda di lavoro da parte delle imprese. Poiché l'occupazione femminile è il risultato dell'offerta di lavoro delle donne e della domanda di lavoro femminile da parte delle imprese, sgravi fiscali dal lato della domanda che incentivino l'assunzione di donne, come quelli previsti nella manovra, potrebbero risultare efficaci nel promuovere l'occupazione femminile. Gli sgravi dell'Irap per le imprese che assumevano donne nel Mezzogiorno non sono una novità. Esiste anche una normativa, non applicata negli ultimi anni, che potrebbe essere efficacemente recuperata: prevede sgravi dei contributi previdenziali e assistenziali per le imprese che assumano donne in aree del Paese ad elevati differenziali occupazionali di genere.

Il fisco può rappresentare uno strumento importante anche dal lato dell'offerta di lavoro delle donne, perché può contribuire ad incentivare la loro partecipazione al mercato del lavoro, spesso ostacolata da condizioni poco favorevoli, quali i bassi salari, dalle difficoltà di conciliazione tra vita personale e professionale e da una scarsa condivisione del lavoro di cura all'interno della famiglia.

La manovra non contiene provvedimenti che incentivino direttamente l'offerta di lavoro femminile. Nel suo discorso iniziale il Presidente Monti ha menzionato le aliquote differenziate per genere come possibile elemento di incentivo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro.

A questo proposito occorre sottolineare un paio di aspetti rilevanti. In primo luogo è opportuno che il sistema di tassazione individuale, quello attualmente adottato in Italia, sia mantenuto. L'alternativa rappresentata dalla tassazione su base famigliare porterebbe disincentivi al lavoro femminile a causa della progressività dell'imposta. Si potrà obiettare che la Francia ha una tassazione basata sul quoziente famigliare e tassi di occupazione e fecondità più elevati dei nostri. Ma occorre anche ricordare che la disponibilità dei servizi all'infanzia in Francia è decisamente superiore a quella del nostro paese.

In secondo luogo, poiché la principale criticità nella partecipazione femminile al mercato del lavoro si associa alla maternità, crediamo che le coppie in cui ci siano due percettori di reddito e presenza di minori o famiglie monoparentali con minori siano le prime a dover essere considerate e sostenute. La presenza di bambini in una famiglia in cui entrambi i genitori lavorano genera un notevole carico di cura. Nel nostro Paese, in cui la spesa per famiglie è tra le più basse in Europa, i servizi per la prima infanzia sono scarsi e i trasferimenti a favore delle famiglie con bambini sono limitati, questo si traduce in spese dirette elevate. Spesso può quindi diventare conveniente per il secondo percettore di reddito, tipicamente la donna, rinunciare al proprio lavoro di fronte alle spese da sostenere nella cura dei bambini. Questo ovviamente accade soprattutto per le donne che avrebbero accesso a lavori poco retribuiti. Per incentivare il loro ingresso nel mondo del lavoro quindi, una rimodulazione del nostro sistema fiscale attraverso detrazioni e/o trasferimenti a sostegno delle spese dirette di cura potrebbe avere successo.

Usare il fisco come elemento per promuovere l'occupazione femminile è sicuramente una buona idea. La direzione intrapresa dal governo è un buon inizio.

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