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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2011 alle ore 06:40.
La Germania c'è riuscita, noi no. Mentre Berlino ha recuperato i livelli di produzione pre-crisi, per noi la distanza resta abissale, oltre 20 punti, e quel che è peggio ancora in aumento. I dati Istat di ottobre e le stime di Confindustria per novembre sulla produzione industriale indicano per l'Italia una pericolosa inversione di tendenza, con il quarto trimestre che si avvia a chiudere in rosso. Se così fosse si tratterebbe tecnicamente di recessione, ma al di là delle definizioni è ormai chiaro che l'economia non "gira" più. Le Confindustrie di Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna prevedono un ulteriore rallentamento, con pochi spiragli per il 2012. La domanda estera – sottolineano gli imprenditori – si è fatta più debole e non basta più a compensare la perdurante latitanza del mercato interno. Alla carenza di ordini e commesse si aggiunge poi il difficile accesso al credito, evidenziato da tutte le associazioni come "IL" problema per la prosecuzione della vita delle imprese. Un'indagine realizzata sul campo tra gli imprenditori di Vicenza certifica che la corsa degli spread non è solo un problema Btp-Bund, ma aumenta in modo esponenziale i tassi per le aziende. Il costo aggiuntivo per le imprese raddoppia tra settembre e novembre al 4,2%. Tassi più alti che pagano alcuni fortunati, perché a molti altri le risorse non arrivano proprio.
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