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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 07:38.
L'ultima modifica è del 14 dicembre 2011 alle ore 08:29.

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Contrordine compagni. A Durban avevamo più o meno scherzato. Sembrava che il vertice si fosse concluso con un nulla di fatto e, invece, nell'ultimo giorno, con una coda proprio per travare un accordo, i Paesi avevano deciso che entro il 2015 si sarebbe trovato un accordo per mettere in atto nuove misure contro il surriscaldamento globale e l'inquinamento.

Intanto si sarebbe data attuazione al Protocollo di Kyoto, il precedente accordo siglato in Giappone che prevede l'abbattimento attraverso step successivi di significative emissioni di CO2. Ieri è arrivata la notizia che, fatti due calcoli, il primo Paese, il Canada, è uscito dal Protocollo di Kyoto, utilizzando una delle clausole che lo stesso accordo prevede. La motivazione del Canada è disarmante: le emissioni dovrebbero aumentare del 6% rispetto al 1990 mentre oggi sono già al +23%. Se il Candad rimane nell'accordo rischia di pagare 10 miliardi di dollari di sanzioni e, se decidesse di rispettare i patti rischierebbe seriamente di entrare in recessione. Contro la decisione canadese c'è stata una levata di scudi di molti Stati, primo fra tutti la Cina. Ma che valore hanno accordi patti che nessuno può rispettare? Si è parlato di questo a Durban?

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