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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2011 alle ore 09:41.

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Un salto deciso, anche al di là delle attese, per porre fine alla lunga stagione dei privilegi e ridurre il più possibile il rischio che le giovani generazioni rimangano senza coperture. Il passaggio tra la vecchia era previdenziale, in cui venivano preservate le uscite di anzianità e le pensioni retributive, e le riforma targata Fornero-Monti, modellata sul metodo contributivo per tutti e finalizzata ad alzare sensibilmente l'età pensionabile, è a dir poco netto. E lo scalone che si crea tra i due 'mondi previdenziali', che la Camera ha cercato in chiave bipartisan di attenuare, lo conferma in modo eloquente. Ma il tentativo di recuperare, almeno in parte, l'enorme tempo perduto per chiudere per qualche anno l'eterno cantiere previdenziale non poteva non comportare un prezzo da pagare.

Un prezzo che può suonare alto per chi era a un passo dalla pensione e ora dovrà attendere diversi anni per uscire dal lavoro, ma che è anche il certificato di garanzia per garantire subito al sistema previdenziale quella sostenibilità e stabilità fin qui assicurata solo nel medio-lungo periodo dagli interventi adottati negli ultimi vent'anni, compresi quelli del governo Berlusconi. Non solo: dal nuovo scalone, anche più aspro di quello sgorgato alcuni anni fa dalla riforma Maroni, arriva un chiaro segnale di equità e un messaggio rassicurante per i giovani.

Nel nuovo mondo previdenziale, voluto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non c'è più spazio per gli escamotage o i trattamenti di favore: dai cosiddetti fondi speciali Inps (elettrici, dirigenti d'azienda, piloti) alle casse privatizzate tutti dovranno adeguarsi alle nuove regole. Come dire: l'epoca delle deroghe e delle eccezioni è finita. Non a caso i presidenti di Camera e Senato hanno subito adottato il metodo contributivo per ridurre i vitalizi di deputati e senatori e altrettanto ha fatto il capo dello Stato, che già si era incamminato su questa strada, per il personale del Quirinale.
Resta il neo del blocco dell'indicizzazione delle pensioni. Ma ci ha pensato il Parlamento, con la complicità dello stesso governo, e ha salvare quanto meno i trattamenti fino a 1400 euro da un sacrificio eccessivo.

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