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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2011 alle ore 07:39.
L'ultima modifica è del 21 dicembre 2011 alle ore 08:37.
Come se non bastassero le polemiche sulle retribuzioni dei banchieri della City, ora salta fuori che Goldman Sachs avrebbe pagato 20 milioni di sterline di tasse in meno del dovuto sui bonus elargiti ai dipendenti in Gran Bretagna.
L'accusa non arriva dagli indignados ancora accampati fuori dalla cattedrale di San Paolo, ma dalla Commissione parlamentare conti pubblici, che ha trovato un «buco» di 25 miliardi di sterline che il Fisco britannico avrebbe dovuto incassare. La ragione per cui i soldi non sono mai arrivati nei forzieri dello Stato, secondo la Commissione, è il rapporto troppo stretto e amichevole tra i vertici di Her Majesty's Revenue & Customs e alcune aziende. Vodafone, per esempio, avrebbe ricevuto uno «sconto» di quasi 5 miliardi. Roba da infiammare gli animi dei comuni cittadini in una fase di austerità e stretta fiscale. Il Fisco dice che le cifre sono esagerate ma ammette alcuni errori involontari. Per ora l'unica «svista» a finire in tribunale, guarda caso, è quella relativa a Goldman Sachs. (N.D.I)
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