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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2011 alle ore 07:40.
L'ultima modifica è del 21 dicembre 2011 alle ore 08:35.

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Sul San Raffaele il Vaticano frena, pronto a cambiare direzione. La conferma che l'operazione è entrata nel cono d'ombra all'interno dei Sacri Palazzi è arrivata ieri.

«Nel caso in cui l'interesse manifestato dai gruppi Rotelli e Humanitas diventasse concreto, il Vaticano potrebbe anche uscire», ha ammesso ieri Giuseppe Profiti, il vice presidente operativo del nosocomio fondato da don Verzè e presidente dell'ospedale pediatrico romano Bambino Geù, dove ieri era in visita il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Il "primo ministro" del Papa aveva fortemente voluto l'ingresso del Vaticano (per ora solo nel cda) del San Raffaele, in attesa di prenderne il controllo e gettare le basi per un maxi-polo sanitario della Santa Sede, unendo anche l'ospedale di San Giovani Rotondo e magari in futuro anche altri (per esempio l'Idi - in profonda crisi - o addirittura anche il Gemelli). Ora il disegno bertoniano - che avrebbe dovuto vedere l'impegno finanziario dello Ior, presieduto da Ettore Gotti Tedeschi - potrebbe ridimensionarsi, facendo prevalere la linea del non-intervento propugnata dai cardinali Bagnasco, presidente della Cei, e Scola, arcivescovo di Milano. (Ca. Mar.)

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