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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2011 alle ore 08:24.
Ancora non si erano spenti gli echi dei festeggiamenti per la liberazione della petroliera italiana Savina Caylyn, rimasta nelle mani dei pirati per quasi 11 mesi, che un'altra nave tricolore, l'Enrico Ievoli, è stata attaccata e presa davanti alle coste dell'Oman. Sei gli italiani a bordo. Non c'è che dire: l'orologio dei pirati dell'Oceano Pacifico ha una sincronizzazione perfetta sull'Italia. Ci sono le condizioni di massimo vantaggio: Roma non ha mai autorizzato blitz per liberare mercantili sequestrati, i mercantili italiani sono gli unici delle flotte occidentali non protetti da militari o guardie private. Per l'impiego della sicurezza a bordo, approvata la legge l'estate scorsa, mancano ancora i decreti attuativi. Inoltre, anche il pattugliamento effettuato da una ventina di navi da guerra internazionali è sempre più inadeguato per il continuo allargamento dell'area interessata dagli abbordaggi. Per non parlare dei procedimenti penali contro i pirati presi prigionieri, inesistenti. I pirati, per la gran parte, vengono rilasciati dalle stesse navi da guerra che li catturano. Un Bengodi internazionale a spese degli armatori con le navi italiane a fare da bersaglio meno rischioso.
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