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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2011 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2011 alle ore 09:30.

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Via via che emergono i dettagli dell'inchiesta di Cremona sullo scandalo delle scommesse, si apre uno squarcio sempre più profondo sulla realtà del calcio italiano. Gang internazionali che manovrano calciatori e uomini vicini alle società, un sottobosco di personaggi che sembrano usciti da un B-movie degli anni Settanta. E siamo alla seconda puntata, dopo aver registrato nel corso di questi anni uno stillicidio di scandali, proteste, incidenti, addirittura un grottesco sciopero dei calciatori-miliardari (o forse una serrata delle società?) che ha rinviato di una settimana l'avvio del campionato. Per non parlare dei contrasti per la guida della Lega calcio con il balletto per la successione di Maurizio Beretta. Lo diciamo da tempo, ma giova ripeterlo a ogni occasione: lo sport (e il calcio, in particolare, per l'Italia) è uno straordinario biglietto da visita per un Paese oltre che un formidabile potenziale business. A patto che sappia darsi un'organizzazione e delle regole che poi rispetta e sappia eliminare le mele marce una volta per tutte. Il calcio lo predica da anni. Stiamo aspettando tutti che lo faccia. Anche perché, nel frattempo, il disordine delle domeniche di violenza e dei bilanci delle società e i debiti con il Fisco li pagano anche i contribuenti.

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TAG: Italia

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