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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 06:39.

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Ossessionati dai controlli, non dai modi
A motivare l'aumento della spesa sono anche alcune peculiarità dell'indennità di accompagnamento. L'accertamento dei requisiti per riceverla si basa su criteri generici e non standardizzati; l'Italia è l'unico Paese europeo dove lo Stato eroga questa prestazione senza definire con precisione chi ne abbia diritto e a quali condizioni. Il margine di discrezionalità esistente nell'assegnarla ha consentito di allargarne l'utenza nel rispetto delle regole formali. I dati mostrano che in alcune aree il ricorso alla misura è superiore al necessario ma, sovente, la genericità dei criteri di accesso rende impossibile per lo Stato provare che una persona la riceva impropriamente. Da tempo, sono sul tappeto proposte per introdurre strumenti di accertamento delle condizioni di chi la richiede.
Inoltre, l'accompagnamento è diffuso nel Mezzogiorno, in parte a causa di tassi di disabilità superiori alla media nazionale (la diffusione di questa condizione è sempre inversamente legata al livello di sviluppo economico e d'istruzione) e in parte perché utilizzato impropriamente, quale sostegno economico a famiglie in difficoltà. Anche qui esistono proposte per responsabilizzare le Regioni meridionali nella concessione dell'indennità.
Per via di queste, e altre criticità l'accompagnamento non sostiene adeguatamente chi ne ha bisogno e può essere ricevuto da alcuni che non ne avrebbero necessità. Ma il precedente Esecutivo non se ne è interessato e - fedele alla teoria che l'unica ragione della maggior spesa sono gli abusi - si è dedicato solo agli 800mila controlli da compiere nel periodo 2009-2012. Non si è neppure occupato di migliorare il welfare pubblico rivolto a chi vive questa condizione, dove robusti tagli ai già esili servizi hanno affiancato l'assenza di qualsiasi progettualità. Eppure il welfare presenta - lo dicono tutti gli studi - notevoli lacune e una capacità di risposta ai bisogni delle persone interessate, perlopiù, bassa.

La costruzione del falso invalido
L'assunto "crescita della spesa per l'invalidità = adulti che si fingono disabili = un problema di frodi" è errato ma rimane dominante nell'opinione pubblica. Perché? Un motivo riguarda la comunicazione politica. Sino all'estate, Tremonti, Sacconi e alcuni loro colleghi di Governo hanno utilizzato la propria visibilità per riproporre la loro posizione. Numerosi altri esponenti del mondo politico e istituzionale, come il presidente dell'Inps Antonio Mastropasqua e i capigruppo alla Camera di Lega, Marco Reguzzoni, e Idv, Massimo Donadi, sono ripetutamente intervenuti a sostegno di questa versione dei fatti. In settembre sono stati resi noti i dati ufficiali che certificano il fallimento della lotta ai falsi invalidi ma su questi le stesse personalità non hanno ritenuto di dover fornire spiegazioni.
Nel frattempo la massiccia copertura mediatica della disabilità focalizzata solo sulle frodi, con immagini di sicuro impatto come il cieco che guida e l'invalido che gioca a pallone (casi gravi ma rientranti nel 4% individuato dai controlli) ha prodotto una percezione distorta della realtà nell'opinione pubblica, diffondendo l'impressione di un dilagare degli abusi.
Per chi sostiene una posizione differente l'accesso ai media rimane proibitivo. Le associazioni delle persone con disabilità, in particolare, hanno mostrato quale sia la verità sui controlli ma la loro voce è rimasta confinata tra gli addetti ai lavori senza trovare eco sui mezzi di comunicazione generalisti.

Inverno 2011-2012: il danno è fatto
La lotta ai falsi invalidi non lascerà risultati degni di nota in termini concreti bensì sul piano culturale. Se è vero che nell'ultimo biennio politica e mezzi di comunicazione si sono occupati di disabilità come mai prima, le conseguenze di una così intensa - ma, purtroppo, distorta - attenzione rimarranno nel tempo. Sebbene la crescita della spesa per invalidità sia dovuta, principalmente, all'invecchiamento il falso invalido è stato rappresentato come un disabile adulto, forse perché denigrare gli anziani viene ritenuto politicamente più sconveniente. Il mondo della disabilità è stato dipinto come poco chiaro e contraddistinto da abusi, trasmettendo l'idea che il suo problema non siano le mancanze del welfare - di cui non si parla, come se non esistessero - ma solo le irregolarità. Nel complesso, si è costruito un muro di sospetto e diffidenza verso tutto ciò che riguarda tale condizione.
La società italiana mostra, da sempre, un'attenzione verso i diritti delle persone disabili minore del resto d'Europa. Lo stigma creato nell'ultimo biennio ha fatto compiere al nostro Paese ulteriori passi indietro: oggi per queste persone - e per le loro famiglie - veder riconosciuti i propri diritti e aspirare a un welfare più adeguato è divenuto ancora più difficile. Ecco l'unico, vero, risultato della lotta ai falsi invalidi: ridurre le aspettative di una vita migliore per le persone con disabilità.

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