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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2012 alle ore 09:15.

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Nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato che la riforma del mercato del lavoro è prioritaria nell'agenda del governo dei prossimi mesi. È necessario porre in atto misure efficaci per rilanciare al più presto il mercato del lavoro italiano, stimolare la produttività e riavviare la crescita economica. Il governo sottolinea l'importanza di riforme che aiutino i giovani nel mondo del lavoro e che diano alle nuove generazioni più opportunità per contribuire allo sviluppo del nostro Paese. Come i giovani, anche le donne rappresentano una risorsa chiave per lo sviluppo o il rilancio della nostra economia.

È ben noto, ma colpisce sempre di più quando parliamo di lavoro come fattore di crescita, il sotto-utilizzo del lavoro femminile che caratterizza ancora oggi il nostro Paese. In media in Italia meno di una donna su due è occupata. L'Italia è al 90esimo posto su 135 Paesi secondo l'ultima classifica del World Economic Forum che misura la parità di genere nel mercato del lavoro.
La qualità del lavoro delle donne è diminuita, nonostante la loro produttività potenziale sia notevolmente aumentata negli ultimi anni, grazie a impegno e rendimenti crescenti nell'ambito dell'istruzione. I livelli di istruzione raggiunti dalle donne italiane hanno sorpassato quelli degli uomini e sono in continua crescita. Sebbene la maggiore istruzione assicuri alle donne una più elevata partecipazione al mercato del lavoro, il tasso di occupazione delle laureate è 71,7% contro una media europea del 79,1 per cento.

Le donne nelle posizioni di vertice sono ancora pochissime. Che l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro possa essere uno strumento di crescita del Pil e del benessere collettivo è dimostrato da diversi studi ed è convinzione di molti. Più donne sul mercato del lavoro potrebbero avere un impatto positivo sul nostro Pil, non solo perché la forza lavoro crescerebbe, ma perché le nuove occupate avrebbero livelli di produttività elevati.
Sappiamo quanto sia urgente per l'Italia puntare sul capitale umano e aumentare la produttività del lavoro. Ulteriori effetti benefici di una maggiore occupazione femminile deriverebbero dall'aumento della richiesta di servizi, che potrebbe alimentare un'ulteriore crescita nella domanda di lavoro e creare così un circolo virtuoso di lavoro e crescita.

Sappiamo anche che i bambini con entrambi i genitori che lavorano sono più immuni dal rischio di povertà, un rischio crescente in tempi di crisi, soprattutto tra i giovani e nelle famiglie con figli. La partecipazione femminile al mercato del lavoro inoltre si associa ad una maggiore fecondità, un altro canale che potrebbe dare un impulso al PIL di un paese che stenta al momento sia sul fronte dell'occupazione femminile sia su quello della fecondità, ferma ad uno dei livelli tra i più bassi in Europa.
Non possiamo quindi in questo momento dimenticare il ruolo centrale e il contributo delle donne nella realizzazione con successo del binomio lavoro - crescita economica. Le misure volte a valorizzare, incentivare e allo stesso tempo proteggere i giovani nel mercato del lavoro, se opportunamente declinate, potranno essere benefiche anche per le donne.

Ricordiamo che già sul tema fiscale il governo si è mosso con misure a favore sia di donne sia di giovani, introducendo sgravi dell'Irap per le imprese che assumeranno donne e giovani sotto i 35 anni a tempo indeterminato. Ma il tema generazionale non esaurisce la dimensione di genere. Occorre anche ridurre gli abbandoni del mercato del lavoro legati al sopraggiungere di responsabilità familiari, fenomeno esclusivamente femminile, per esempio investendo nei servizi (asili nido, ma anche scuole e assistenza agli anziani), e in misure, quali i congedi di paternità, che promuovano una divisione del lavoro di cura tra uomini e donne all'interno della famiglia più equilibrata di quella attuale.
Il lavoro femminile è una risorsa essenziale per la crescita e il benessere di tutti, che non possiamo permetterci di perdere.

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