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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 08:12.

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L'austerità sui conti pubblici come un salasso del MedioevoL'austerità sui conti pubblici come un salasso del Medioevo

Sul Financial Times del 30 dicembre la giornalista Alice Ross sottolinea la forza dello yen rispetto all'euro, che attribuisce al "fatto che lo yen è riuscito a conservare lo status di rifugio sicuro contro le turbolenze finanziarie globali. La moneta unica ha perso lo 0,7% rispetto allo yen, scendendo, nell'ultimo giorno di contrattazioni dell'anno, a 99,97 yen; è la prima volta che l'euro va sotto la soglia dei 100 yen da giugno 2001", scrive Alice Ross.

Il Giappone è considerato un rifugio sicuro, nonostante il suo elevatissimo debito pubblico, come i Paesi che hanno conservato la loro valuta. C'è una caratteristica importante dell'economia del Sol Levante per capire la forza dello yen: l'interazione fra deflazione e tassi di interesse a zero.

Il Giappone si trova in una situazione di deflazione radicata, mentre la zona euro e gli Stati Uniti continuano a registrare un'inflazione attesa positiva, anche se modesta. Le aspettative di deflazione tendono a far scendere i tassi di interesse, ma i tassi a breve non possono scendere al di sotto dello zero e il tasso di interesse a lungo termine del Giappone deve in qualche modo rimanere al di sopra dello zero, perché contiene un valore di opzione: i tassi a breve possono salire, ma non possono scendere.

Il Giappone ha un'inflazione attesa di circa 2 punti più bassa di altri Paesi considerati sicuri, ma i tassi di interesse a lungo termine sono più bassi di solo 1 punto percentuale. Il tasso reale in Giappone è alto, ed è per questo che lo yen sale. La forza della valuta nazionale non è un elemento positivo per l'economia nipponica, perché il Giappone ha bisogno di incrementare le esportazioni e uno yen forte è di ostacolo da questo punto di vista. È un'altra ragione per sfuggire come la peste la trappola della deflazione.

Il chief economist dell'Fmi non è una Persona Tanto Coscienziosa. Questo è un titolo di merito, se si considera che le Persone Tanto Coscienziose si sono sbagliate su tutto. La cosa ancora più positiva è che Olivier Blanchard, nel suo ruolo di economista capo del Fondo monetario internazionale, sta contribuendo a stemperare la smania di austerità di almeno una delle grandi istituzioni internazionali.

Il suo articolo pubblicato sul sito dell'Fmi, dove spiega quel che è andato storto nel 2011, è pieno di buon senso. Se lo interpreto nel modo giusto, contiene una specie di bomba. «Gli investitori sono schizofrenici sul problema del risanamento dei conti pubblici e su quella della crescita», ha scritto Blanchard il 21 dicembre. «Prima reagiscono positivamente alle misure di austerity, dopo reagiscono negativamente quando le misure producono un rallentamento della crescita, come spesso succede. Alcune stime preliminari su cui l'Fmi lavora sembrano indicare che non servono grossi moltiplicatori perché l'effetto congiunto del risanamento dei conti pubblici e della minore crescita che questo risanamento comporta conducano, alla lunga, a un incremento invece che a un decremento dei differenziali sui titoli di Stato. Sentendo di dover rispondere del loro operato ai mercati, i Governi possono essere indotti a risanare i bilanci troppo rapidamente, anche nell'ottica limitata della sostenibilità del debito».

Se ho capito bene, Blanchard dice che i programmi di austerity possono risultare controproducenti e danneggiare l'economia a un punto tale da finire per appesantire i conti pubblici. Ciò significa che l'analogia con i dottori del Medioevo, che salassavano i loro pazienti e quando il salasso faceva peggiorare le loro condizioni li salassavano di nuovo, è assolutamente corretta: l'austerity riduce le prospettive di crescita e produce richieste di ancora più austerity. Ma guarda!
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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