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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 08:22.

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Corre davvero su un sentiero stretto la vertenza Fincantieri, che ieri ha vissuto il giorno della protesta, con cortei a Genova e Palermo. È un percorso reso angusto dalle "condizioni di sistema", dal calo della domanda mondiale e dalla concorrenza asiatica. Sul fronte occupazione il conto è salatissimo, non solo in Italia: nel 2011 il settore ha perso in Europa 50mila dei 135mila posti totali, il 40%. Bisogna partire da qui per valutare se il piano firmato il 21 dicembre dall'azienda e sindacati (Fiom esclusa) individui l'exit strategy giusta. Se prevedere cassa integrazione per 3.670 addetti e 1.200 esuberi "incentivati", ma mantenere in vita tutti gli otto cantieri del colosso della cantieristica italiana sia la più elevata linea di mediazione possibile tra condizioni di mercato e necessità sociali. A noi pare che il sentiero, per quanto stretto, sia l'unico percorribile. Ed è appunto in casi come questi che il pur criticabile e costoso sistema di ammortizzatori sociali italiano - Cig e "mobilità lunga" - dimostra di avere ancora un senso. Intorno a Fincantieri la rete di protezione c'è. Andrà pur riformata e migliorata ma c'è. A chi non ha firmato il 21 dicembre verrebbe da chiedere: quale alternativa? Esiste forse un sentiero più largo che gli altri non hanno visto?

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