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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 06:39.

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«Non commento». Niente da fare, inutile insistere: il governatore Vito De Filippo dice poche parole sulle critiche di spesa clientelare che piovono sulla sua attività politica da ampie fasce dell'opposizione della quale, poco prima, dirà: «C'è una parte che è più poliziesca che propositiva».

Eppure l'esempio sul quale il presidente era stato chiamato a commentare era chiaro: dieci assunzioni a tempo determinato a luglio 2011 presso il dipartimento della Formazione, tra le quali un'ex parlamentare di Rifondazione comunista. «Non commento – ripete infastidito De Filippo – e comunque quella donna aveva lasciato un lavoro stabile per andare incontro a uno precario».

L'opposizione – su questo caso che ha coinvolto anche persone vicine ad altri politici – il 19 luglio ha presentato un'interpellanza che non ha avuto esito così come senza risposte sono le critiche avanzate sui tirocini formativi. Una delibera del 2010 – giunta in prossimità delle elezioni europee ed amministrative – prevedeva mille tirocini da svolgere presso vari uffici ed enti della pubblica amministrazione, per una spesa di 5,3 milioni oltre ai 10 milioni per l'indennità di partecipazione dei tirocinanti. Anche se la Basilicata è una terra affamata di lavoro nessuno si aspettava 13mila richieste e non sapendo come uscirne, commenta il consigliere del Pdl Gianni Rosa, il 23 febbraio dello scorso anno «revocarono definitivamente il programma, tanto le elezioni erano già passate».

C'è persino che si è divertito a fare le pulci a presidenti, amministratori delegati e amministratori, con relativi stipendi e gettoni di presenza, nella galassia di società o partecipate della Regione. È il consigliere di Io amo la Lucania, Ernesto Navazio. Un gioco non fine a se stesso ma indirizzato a presentare una proposta di legge – della quale sono cofirmatari Roberto Falotico di Per la Basilicata e Francesco Mollica del Mpa – per l'istituzione di un amministratore unico e per la revisione del trattamento economico. «I cda – spiega Navazio – hanno fino a quattro amministratori. Ma ha senso in una regione così piccola?». Verrebbe da rispondere no.

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