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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2012 alle ore 13:27.
L'ultima modifica è del 15 gennaio 2012 alle ore 13:49.

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Per far dormire sonni tranquilli ai mercati, dopo quasi due anni di insonnia, l'Europa deve intervenire al più presto per potenziare, velocizzare e rendere operativi in maniera credibile, trasparente ed efficiente i suoi fondi di stabilizzazione. Se non l'Efsf, considerato già un fiasco dal mercato, almeno l'Esm.

I fondi salva-Stati, sommando la potenza di fuoco dell'Efsf (440 miliardi), dell'Efsm della Ue (60) dell'Esm (500) e delle risorse speciali e non per l'Eurozona dell'Fmi (150-250), almeno sulla carta prima del declassamento di S&P disponevano di munizioni per ben oltre 1.000 miliardi. Per pagamenti sull'unghia, in realtà, l'Europa può contare al momento solo su una manciata di miliardi: perchè, a ben vedere, i flussi dei sostegni finanziari tramite Efsf sono mirati a Portogallo (26miliardi) e Irlanda (17,7 miliardi) e spalmati su un periodo di tre anni.

Neanche il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia da 100 miliardi è già formalmente impegnato tramite Efsf. Tuttavia, dopo le retrocessioni a grappolo di S&P, senza interventi correttivi la parte europea di questi mille e più miliardi rischia di sgonfiarsi: l'Efsf potrà prestare fino a 440 miliardi con la retrocessione alla "AA+" ma con le stesse garanzie dagli stessi Stati post-downgrade rischia di avere una potenza di fuoco più vicina ai 270 miliardi, stando alle stime degli esperti. L'Esm, programmato per essere pronto al decollo il prossimo luglio, con il capitale paid-in versato cash da 80 miliardi e un capitale sottoscritto di 700 miliardi, post-declassamento potrebbe vedere decurata la sua potenza da 500 a circa 300 miliardi. Soldi che dovrà rastrellare sul mercato, con tempi ed entità tutti da definirsi, in mancanza di un filo diretto con la Bce.

Per far dormire sonni veramente tranquilli ai mercati, dopo quasi due anni di insonnia, l'Europa deve intervenire al più presto per potenziare, velocizzare e rendere operativi in maniera credibile, trasparente ed efficiente i suoi fondi di stabilizzazione. Se non l'Efsf, considerato già un fiasco dal mercato, almeno l'Esm.

Per prima cosa, l'Europa deve chiarire cosa significa esattamente quel riferimento, contenuto nella dichiarazione dell'ultimo Consiglio europeo, relativo alla potenza di fuoco da 500 miliardi proveniente da Efsf e Esm messi assieme. Per ora il mercato si attende che l'Efsf continui a onorare i suoi impegni triennali con Portogallo e Irlanda anche se l'Esm dovesse partire anticipatamente nel luglio 2012. Ma i fondi Efsf già destinati a Portogallo, Irlanda (e fors'anche Grecia) verranno detratti dalla potenza di fuoco dell'Esm oppure non verranno "contabilizzati"? L'Europa dovrà spiegare perchè mai l'Efsf non potrà continuare a operare con i rimanenti 396 miliardi circa, post Portogallo e Irlanda.

Il prossimo marzo era già previsto che gli Stati dell'Eurozona si interrogassero pubblicamente sulla capacità di aiuto proveniente da Efsf e Esm: per quella data, i mercati si attendevano già un aumento della disponibilità dell'Esm, con capitale paid-in portato da 80 a 90 oppure 100 miliardi. È opportuno che questo nodo venga sciolto e quanto prima. Per l'occasione, inoltre, gli europei dovranno mettere nero su bianco se intendono rinunciare alla "AAA" dell'Efsf e/o dell'Esm nel caso in cui S&P o altre agenzie di rating decidessero altri declassamenti sovrani . È importante infatti consentire agli investitori di calcolare con esattezza la reale potenza di fuoco di Efsf e Esm relativamente ai rating.

Un altro passaggio cruciale riguarda i tempi della capitalizzazione paid-in dell'Esm. Inizialmente, era stato previsto un versamento in cinque rate uguali annuali: perchè nessuno pensava che l'Esm servisse alla svelta. I 21,72 miliardi della Germania divenivano 4,34 miliardi all'anno per cinque anni, i 14,33 miliardi dell'Italia invece erano 2,87 miliardi annuali. Questa scansione è stata ora superata dagli eventi: e come ha riconosciuto il cancelliere Angela Merkel, si dovrà versare il tutto più in fretta. Ma quanto in fretta? A questo interrogativo occorrono risposte immediate: anche perchè i mercati inizieranno quanto prima a calcolare come potranno Spagna e Italia trovare i fondi necessari per capitalizzare l'Esm, senza mandare in tilt i conti pubblici.

Il passaggio dall'Efsf all'Esm alla svelta è auspicabile per un motivo fondamentale. Gli Efsf-bond fanno aumentare il debito pubblico degli Stati garanti (in base alla rispettiva quota di partecipazione), mentre gli eventuali Esm-bond non verranno contabilizzati da Eurostat nel conteggio dei debiti pubblici nazionali. Nel risolvere questo problema, tuttavia, gli europei rischiano di provocarne altri.

L'Esm, a differenza dell'Efsf, è un creditore senior, privilegiato, al pari dell'Fmi: questo significa che tanto più sono elevati gli aiuti finanziari accordati dall'Esm (e dall'Fmi), tanto maggiore è l'eventuale haircut per i privati nel caso di default sui titoli di Stato. Questa problematica è già emersa nel caso della Grecia: la Bce, che stando agli operatori potrebbe aver acquistato tra i 40 e i 50 miliardi di titoli di Stato greci, non parteciperà all'operazione PSI (private sector involvement) e quindi non verrà danneggiata dall'haircut che potrebbe superare il 50% del valore dei bond anche a causa di quei 50 miliardi rimasti fuori dalla conta.

Altri due fattori destabilizzanti potrebbero accompagnare la nascita dell'Esm: l'inserimento contestuale delle clausole di azione collettiva nei titoli di Stato di nuova emissione e il meccanismo di aiuti del fondo europeo in stile-Fmi (non più default automatico ma valutazione caso per caso della necessità di ristrutturare il debito pubblico dello stato soccorso, con perdite a i privati). Queste due tappe, imposte dalla Germania, dovranno essere ben spiegate per convincere i mercati che i default degli Stati dell'eurozona resteranno, con l'avvio dell'Esm, solo esercizi teorici sulla carta.

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