Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2012 alle ore 07:47.

My24
Mario Monti e Corrado Passera. Foto AnsaMario Monti e Corrado Passera. Foto Ansa

La giornata di oggi è una delle più importanti negli ultimi venticinque anni. Un governo 'tecnico' in cui i partiti non sono rappresentati, ma che è sostenuto in Parlamento da un complesso di forze tali da disegnare quasi una grande coalizione «de facto», promuove un piano di liberalizzazioni senza precedenti. Qualcuno dirà che si poteva fare di più. Però si poteva anche fare molto meno. Per cui è legittimo attendersi che oggi l'Italia viva una giornata a suo modo storica.

È un risultato che i 'tecnici' ottengono senza spezzare il fronte Pdl-Pdl-terzo polo che avrà la responsabilità di convertire i decreti legge. Ieri Berlusconi ha dato in sostanza il suo benestare al programma di liberalizzazioni e Alfano, confermando che «non è nostra intenzione creare difficoltà a Monti», si è solo riservato di presentare qualche emendamento. Analogo comportamento terranno, in caso di necessità, i democratici di Bersani e l'Udc di Casini. È il minimo da parte di una maggioranza che per ora dimostra di voler accompagnare l'esecutivo attraverso questa drammatica strettoia. Di più: lo stesso Di Pietro vede del buono nell'operazione in corso e almeno su questo punto si avvicina a Monti.

Si tratta, in altre parole, di un risultato positivo al di là delle attese. Certo, bisogna mettere nel conto le reazioni delle categorie toccate nei loro interessi. La violenta rivolta dei taxisti romani (e non solo) contro i loro rappresentanti reduci dai colloqui di Palazzo Chigi, incoraggia presagi inquietanti. Lo stesso vale per la serrata minacciata dai benzinai. Come dire che per il governo Monti si avvicinano giorni e settimane cruciali. Il premier ha mostrato coraggio, ma ora ha bisogno che il sostegno del Parlamento sia solido e duraturo nel tempo.

Sulla carta non dovrebbero manifestarsi problemi immediati. Le mosse di Alfano, Bersani e Casini sono tutte nel segno di una relativa coesione, benché non dichiarata. L'unico rischio è che la situazione precipiti per la rivolta delle categorie. Se così fosse, occorrerà verificare la tenuta, non tanto del governo, quanto dei singoli partiti, ognuno con le sue pulsioni. Finora nessuno dei nomi di primo piano si è speso a favore della piazza.

È stato chiesto piuttosto, da parte del Pdl ma anche di centristi e democratici, di procedere con liberalizzazioni «a 360 gradi»: energia, reti, trasporti. Così da non accanirsi sui settori secondari (taxisti, eccetera).
Ora che il governo ha recepito queste esigenze, il quadrato politico intorno a Monti dovrebbe resistere. È una condizione necessaria, ma non sufficiente per il cammino dell'esecutivo. Ora è indispensabile guardare anche all'altra faccia della medaglia. Se le forze politiche si limitano a fare il loro gioco sul governo, offrendo un appoggio condizionato, non si mettono al riparo dal rischio di un progressivo logoramento. È indispensabile invece che ritrovino uno spazio di manovra in Parlamento: una nuova legge elettorale e l'avvio di qualche riforma istituzionale sono obiettivi essenziali, come il Quirinale non si stanca di ricordare.

La domanda è: chi vuole davvero cambiare la legge elettorale e chi invece lavora con astuzia per mantenere lo «status quo»? I conservatori sono più numerosi e insospettabili di quanto non si creda, se non altro perché le idee sulla riforma sono confuse. Certe roboanti dichiarazioni contro il 'Porcellum' vanno prese con le molle. Aspettiamoci quindi mesi complicati.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi