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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2012 alle ore 08:08.
L'ultima modifica è del 23 gennaio 2012 alle ore 08:53.

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Si scava con scrupolo negli edifici sepolti di tante leggi, norme e addende. Qualsiasi goccia di risparmio fiscale (o di elusione) sui redditi è passata al vaglio. Tutto va recuperato e riversato nelle casse del Tesoro. Uno scouting insistente, sulle tracce di questa o quella voce insinuata e dimenticata tra le migliaia di regole e "proroghe". Euro su euro.

Ogni pagliuzza può risultare utile, infatti. Però accade che non si veda la trave. Ed è una trave da 6 miliardi e 167 milioni: tanti sono i soldi gettati nelle roulette online e nei poker-cash (altrettanto virtuali). Dai quali il ministero Economia e Finanza ha raggranellato, lo scorso anno, 28 milioni e 170 mila euro. Somma ridicola, che non arriva nemmeno a un punto percentuale.

È una Grande Rimozione, dunque. Perché una simile "trave nell'occhio" non ha ancora trovato un adeguato posto nella manovra del Governo Monti. Non un cenno, in quella di Natale e niente nella nuova, annunciata e perfezionata nel work in progress del Cresci-Italia. Eppure si tratta di volumi a due cifre, di miliardi di euro. E al più sono commentati con le solite frasi fatte, sulla "dea bendata", sulla "passione degli italiani": 77 miliardi della spesa "familiare" per il gioco pubblico di azzardo, oltre 15 in più del record del 2010. Si sfiora la cifra tonda pari al 10% dei totale dei consumi privati nazionali (830 miliardi circa). Consumi che nell'insieme sono in calo. E il loro abbassamento provoca stagnazione, freno all'auspicata ripartenza della produzione di beni e di servizi.

Se poi si analizza l'intero comparto dei giochi, si constata facilmente che casinò online (200 room in funzione), tornei di poker su internet, 30mila sale da gioco nei quartieri cittadini portano a risultati deludenti per le entrate dell'Erario: nel 2011 non sono stati più di 300 i milioni di euro aggiuntivi per i conti pubblici. Che però sono stati una perdita secca grazie al dirottamento delle spese degli italiani dai beni primari e secondari al consumo di gioco di alea.

Si dirà: tre quarti di queste somme "ritorna" ai giocatori, che a loro volta le reimpiegheranno per fare acquisti. La sottrazione di budget ai consumi ordinari si "riduce", in fondo, a 19 miliardi su 77. Con le "restituzioni" in forma di vincita, gli scommettitori andranno a far acquisti nei supermarket e a rinnovare il guardaroba in tempo di "saldi". Già, ma nei portafogli i denari non "ritornano" in modo equo. C'è qualcuno che torna a casa euforico e qualcun altro (la grande massa) con le tasche svuotate. Qui le statistiche vanno interpretate. Se al momento del "fate il vostro gioco" "media" e "mediana" della spesa (detta in gergo pay-in) non sono troppo distanti, quando si passa all'incasso le cose cambiano. I destinatari delle vincite (dette in gergo pay-out) non sono affatto accomunati da valori mediani prossimi a quelli medi: se il giocatore medio spende 2.500 euro all'anno, il valore mediano non vi si discosta di molto. Non altrettanto accade a chi vince. I veri vincitori (cioè quanti portano a casa somme significativamente superiori a quelle spese) sono una minoranza. Il resto, i "perdenti", recupera cifre irrisorie come pay out. Ad esempio, nelle "lotterie istantane" le vincite che ammontano a più di mille euro sono 5.280 su 11.547.748 tagliandi messi in vendita. E il pay out inferiore a 10 euro corrisponde a 10.640.000 tagliandi. Numeri che spingono nel bizzarro persino la misura della tassazione del 6% sulle vincite superiori ai 500 euro...

Tempo di bilanci, si direbbe, da quando (anno 2002) si decise di diffondere i giochi d'azzardo a bassa soglia e a minore valore aggiunto (slotmachine, gratta e vinci, online): che creano poco indotto (in termini di servizi di supporto, occupazione) ma raggiungono alti importi totali. E stanno gonfiando una bolla finanziaria. Che scoppierà quando si arresterà l'inflazione delle giocate.

Un curioso segnale che nel governo tecnico si affacciano posizioni caute, sembra esserci. Ad esempio il Mef ha sospeso le procedure per le nuove concessioni di giochi online (stanno arrivando gli ippodromi virtuali) in attesa che il ministero della Salute intervenga sul tema delle psicopatologie da gioco d'azzardo. Che la salute dei conti pubblici abbia qualche nesso con la salute mentale degli italiani?

I dati Agipromonews sulle giocate provincia per provincia

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