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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2012 alle ore 08:06.
L'ultima modifica è del 23 gennaio 2012 alle ore 08:58.

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I contribuenti italiani sono avvisati: quando decidono di destinare, in sede di dichiarazione dei redditi, il loro 8 per mille allo Stato fanno una donazione al buio, ossia senza avere certezza che le somme vadano esattamente nella direzione indicata dalla legge. Per esigenze di assoluta emergenza - che si manifestano puntuali fin dal 2004, sia pure in forme diverse - il fondo viene utilizzato, infatti, come salvagente di finanza pubblica, con buona pace dei progetti in lista per ottenere un finanziamento.

Non che le destinazioni siano scandalose in sé: quest'anno le risorse sono state dirottate su Protezione civile, edilizia carceraria e per tappare svariate, piccole falle nei conti dello Stato. Si dà il caso, però, che la norma sull'8 per mille sia chiara nell'indicare che il gettito dovrebbe andare a quattro settori di intervento: lotta alla fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, interventi nelle calamità naturali, conservazione del patrimonio culturale.

Obiettivi ben identificati, che possono certamente ammettere eccezioni, ma non fino al punto di trasformare queste ultime in regola. E una ben magra consolazione appare l'aver inserito la tutela dei beni culturali tra le destinazioni del 5 per mille: questa norma, infatti, resta tuttora sperimentale, con perenni incertezze sul tetto di finanziamento e sui tempi nei rimborsi.

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