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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 07:51.
L'ultima modifica è del 31 gennaio 2012 alle ore 09:20.

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Alla fine del consiglio di gestione di Bpm di martedì scorso, in Piazza Meda si è tenuto un breve summit tra il direttore generale Enzo Chiesa e i nuovi maggiorenti della banca: il presidente Andrea Bonomi, il suo fedele braccio destro Dante Razzano, il neo a.d. Piero Montani e il presidente del cds Filippo Annunziata.

Non trovando un'intesa sulle deleghe da assegnare tra Montani e Chiesa, la riunione si è chiusa con l'accordo sull'uscita di Chiesa e l'affidamento di tutti i poteri gestionali a Montani. Ora le parti stanno trattando sulla buonuscita, in linea con le normative. La figura del direttore generale sarà abolita. È possibile che un'informativa sia data oggi al consiglio. Domani i nuovi "capi" di Bpm sono attesi in Bankitalia, che sulla vicenda, stavolta, è rimasta neutrale. Si intuiva che Chiesa, dopo essere stato utile a Bonomi e a Mediobanca finchè c'era da contrastare l'avanzata di Matteo Arpe, sarebbe stato scaricato. Ora il futuro di Bpm è tutto nelle mani di Mediobanca e del fondo di private equity di Bonomi. Che hanno due anni di tempo per pilotarla verso un'aggregazione con altre banche. Prima che in assemblea – se non cambiano le regole – tornino a votare i soci con il voto capitario. (R.Fi.)

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