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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2012 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 02 febbraio 2012 alle ore 06:39.
«In altri Paesi questi incarichi sono considerati un motivo di prestigio e un servizio allo Stato». Il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise ha respinto così la polemica sulle doppie giacchette spesso indossate dai magistrati amministrativi, impegnati qua e là nei vari gradi delle gerarchie ministeriali oltre che nel loro lavoro di giudici.
De Lise ha ragione. Anche perché nei Paesi che cita è difficile incontrare regole come quelle italiane, che finora hanno permesso a un gruppo abbastanza ampio di magistrati amministrativi di fare tutt'altro senza per questo interrompere la carriera nei ruoli della magistratura. Le competenze del Consiglio di Stato ne fanno, in effetti, un'importante «riserva della Repubblica». Ma un diluvio di 162 doppi incarichi autorizzati solo nel secondo semestre del 2011 (i magistrati amministrativi sono in tutto 441) fa riflettere; siamo certi che accumulare 20 incarichi di docenza in 4-5 mesi, come capita ad alcuni giudici amministrativi, sia un «servizio allo Stato» e non un modo per arrotondare una retribuzione già sontuosa? Anche perché «il problema della giustizia italiana è il tempo». Lo ha detto sempre De Lise
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