Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2012 alle ore 09:12.

My24

A lle fiere degli immobili che si tengono all'estero, lo Stato italiano non allestisce un solo stand. Ne ha solitamente più di uno. A volte troppi. Il ministero della Difesa mette in vetrina le ex-caserme o le polveriere non più in uso strumentale. Ma anche il Comune di Roma sfoggia i suoi immobili, tra i quali può finire qualche ex-caserma romana. E poi c'è l'Agenzia del Demanio, la divisione immobiliare di Fintecna, ex-Patrimonio spa. Per non parlare delle dismissioni immobiliari degli enti previdenziali. Per uno straniero che stenta in partenza a capire le complicazioni del sistema-Italia, dialogare con più di un interlocutore immobiliare è un handicap. Ma la frammentazione dell'offerta altro non è che la manifestazione tangibile della frammentazione della strategia di gestione del patrimonio immobiliare pubblico.
Da quando il debito/Pil ha superato i livelli di guardia, lo Stato e i mercati guardano agli asset pubblici, immobiliari e non, per abbattere lo stock del debito pubblico tramite alienazioni. Ma poco o nulla viene messo in vendita. E intanto la cattiva gestione del patrimonio immobiliare alimenta la spesa pubblica. Lo Stato e gli enti territoriali fanno spesso autocritica, ammettono che gli sprechi esistono: gli uffici pubblici tendono ad occupare spazi eccessivi che andrebbero razionalizzati per pagare meno bollette, meno manutenzioni, canoni più contenuti.

Gli immobili che non generano reddito ma gravano sulla spesa pubblica vanno valorizzati ma quando la valorizzazione non porta da nessuna parta, allora vanno dismessi. Quando però si arriva al dunque, al momento della vendita, scatta spesso la marcia indietro: il timore di svendere frena i programmi di dismissione. E quando la molla dell'alienazione degli immobili è quella della necessità e non della convenienza o dell'opportunità, la svendita è effettivamente dietro l'angolo. Se poi le vendite e le razionalizzazioni sono ulteriormente polverizzate tra i 420 miliardi di immobili di Comuni, Provincie e Regioni, allo Stato tramite l'Agenzia del demanio (che gestisce 60 miliardi di immobili a uso governativo) resta il ruolo della comparsa.
Il 2012, tra la recessione e l'andamento dei mercati ad intermittenza tra risk-on e risk-off, non si presenta come l'annata ideale per vendere quote consistenti di immobili pubblici. I 15 miliardi di dismissioni di asset pubblici nel triennio 2012-2014, programmati dal Governo Berlusconi e recepiti da Monti per garantire il pareggio di bilancio, potrebbero riguardare solo parzialmente il settore immobiliare pubblico e concentrarsi sull'ultima entry, quella dei terreni agricoli. Non è escluso che la mole del debito pubblico venga tagliata con un'operazione una tantum, molto caldeggiata dai partner europei, allestita principalmente sulle partecipazioni azionarie.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi