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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 07:25.
L'ultima modifica è del 14 febbraio 2012 alle ore 09:48.
Il calvario della Gianfranco Ferré non è ancora terminato. Chi pensava che con la vendita al Paris Group di Dubai le disavventure del prestigioso marchio milanese – finito nel tracollo dell'ex colosso It Holding – potessero essere completamente archiviate ha sbagliato i conti. I tre commissari straordinari di nomina governativa sono intenzionati a presentare al Tribunale di Isernia il sequestro preventivo del marchio come garanzia del rispetto del contratto di acquisto.
Da Dubai, anche se non ufficialmente, trapela che la famiglia Sankari è sorpresa perché si dice in regola con il piano di investimenti. I sindacati sono perplessi più che mai. Sullo sfondo, si apprende che gli stessi commissari avrebbero firmato un contratto di licenza con la Lure, che ha sede nelle British Virgin Islands, per la distribuzione del brand in Cina, cioè il mercato più appetibile in quanto in pieno boom, e in altri 14 Paesi.
L'ennesimo pasticcio – nel tourbillon di amministratori delegati e direttori creativi – nella lunga e tormentata storia di uno dei più celebri marchi del made in Italy. Un'operazione-trasparenza prima della sfilata del 27 febbraio sarebbe il rimedio più efficace sulla passerella del rilancio.
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