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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 08:12.

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Discusso eroe dei nostri tempi, il banchiere centrale si sta affermando come demiurgo "di ultima istanza" di economie alla deriva, come leader ibrido di democrazie mutanti. La sua missione è “troppo importante per fallire”, ma è sospettata di dittatura tecnocratica e di parentela connivente con Wall Street o la City. Fra un G20 e una manifestazione di indignados, corre tra le cancellerie, guardandosi le spalle dalle imboscate delle agenzie di rating. Il suo unico punto fermo - per non diventare un apprendista stregone - è la salvaguardia dell'accountability, dell'indipendenza e della credibilità nel suo mestiere tradizionale: tutelare il valore della moneta e favorire uno sviluppo virtuoso del ciclo. Come «un pilota automatico», diceva Guido Carli, che nell'Italia della lira e del sistema bancario pubblico, era il guardiano ultimo di tutte le stabilità: monetaria, economica, bancaria. Mario Draghi, allevato alla scuola di quella Bankitalia, si ritrova al timone Bce alle prese con lo stesso rompicapo, ma su scala più complessa. Per statuto dovrebbe solo difendere l'euro: nei fatti deve sorreggere debiti sovrani, banche pericolanti, credito insterilito, Pil in caduta. Che fare, e come?

Sylvester Eijffinger e Donato Masciandaro si sono impegnati a pubblicare un «Handbook of central banking, financial regulation and supervision after the financial crisis» (Edward Elgar, 2011), che raccoglie 19 saggi (tra i collaboratori Francesco Giavazzi, Alberto Giovannini e Barry Eichengreen) sotto l'egida di think tank come il Centro Paolo Baffi della Bocconi - che Masciandaro dirige - il Cepr e il Suerf. Il filo rosso è l'esame dei rapporti tra politica monetaria e ricostruzione della stabilità finanziaria, nuove regole e nuove strutture di vigilanza. Gli addetti ai lavori - e i lettori di Masciandaro sul Sole-24 Ore - vi ritroveranno temi noti svolti con analisi empiriche e modelli teorici. In un mondo in cui moneta e credito sono stati "privatizzati" dai mercati, come cambia il ruolo di una banca centrale? È bene che assuma insieme la responsabilità della supervisione sugli intermediari e dell'intervento nelle crisi sistemiche?

I curatori avvertono che «una risposta definita» non emerge. Giavazzi e Giovannini individuano una fragilità «non completamente eliminabile» nei sistemi finanziari, nella funzione di «trasformazione della liquidità». E nell'interazione con le dinamiche della liquidità, una «politica monetaria ottimale» è quella in cui i tassi reali reagiscono a una crisi di liquidità e riconoscono che la liquidità va sostenuta. Altrimenti le banche centrali restano catturate dalla «trappola dei bassi tassi», per la necessità di far sopravvivere i sistemi finanziari.

Ma sono le conclusioni di Eijffinger e Masciandaro - per quanto «aperte» - a porre questioni che interpellano anche l'opinione pubblica. «Il passaggio straordinario della crisi - scrivono - confermano che la politica monetaria e la supervisione microfinanziaria dovrebbero essere separate». E non vale l'obiezione per la quale l'integrazione delle funzioni migliori «il flusso di informazioni». Invece una super-banca centrale può «aumentare la propensione al rischio» degli intermediari. In termini lapidari: «Quando il controllore è lo stesso attore che può salvarti stampando moneta, è probabile che l'azzardo morale aumenti. E c'è un rischio ulteriore che il comportamento della banca centrale divenga quello di una burocrazia onnipotente».

L'accoppiamento di politica monetaria e supervisione finanziaria tende a non mantenere la «distanza di braccio» fra sistema creditizio, banche centrali e istituzioni politiche. «Sia la politica monetaria che la supervisione devono essere gestite da authority indipendenti: indipendenti dalle banche vigilate, dai governi e dai loro stessi appetiti burocratici». Ben venga, comunque, un'exit strategy che assicuri all'architettura delle banche centrali «un governo della moneta» svincolato da «cicli elettorali e idelogie politiche». Solo in quanto davvero indipendente e accountable «in periodi normali», dalla banca centrale è lecito attendersi «in tempi straordinari» che intervenga nella ricostruzione del credito pubblico e della stabilità finanziaria.

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