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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 07:52.
Da Ford e Rockefeller a Bill & Melinda Gates alle grandi università. L'America è la patria delle fondazioni e della filantropia. Un vero e proprio modello di business, incentivato e regolato da norme fiscali, che mette in moto decine di miliardi di dollari ogni anno e si affianca e spesso sopperisce a budget pubblici che in anni di gravi deficit federali e locali minacciano di diventare sempre più stringati. Nel 2010, ultimo anno di statistiche complete, le fondazioni hanno “investito” 41 miliardi di dollari.
E se si aggiungono le donazioni dirette da parte di aziende, spuntano altri 15,3 miliardi. Questo è parte di una realtà ancora più diffusa: le fondazioni rappresentano uno spicchio del 13% della filantropia nazionale che nonostante la crisi mobilita oltre 290 miliardi di dollari l'anno. Quando si tratta di cultura, la cifra sborsata annualmente dalle sole fondazioni è di quasi 2,3 miliardi (dati Foundation Center) attraverso oltre ventimila “grants”. I fondi privati destinati alle arti ammontano a 13,3 miliardi e rappresentano il 5% di un totale dominato da una moltitudine di cause di ispirazione religiosa (il 35%) e dall'istruzione (il 14%). Il loro rilievo è presto svelato, guardando al rapporto con i fondi federali: nella richiesta di budget per il prossimo anno fiscale l'amministrazione Obama ha chiesto un aumento negli stanziamenti rivolti al National Endowments for the Arts and the Humanities, ma il totale ammonta a poco più di 300 milioni e, tenuto conto dell'inflazione, è inferiore al 1992. Un quarto dei fondi che entrano in organizzazioni culturali, tra i quali i musei, arriva invece oggi da donazioni di fondazioni e privati.
Fondazioni ed enti caritatevoli formano ormai un vero e proprio esercito: 315.000 sono registrate come tali presso il fisco americano, facendo leva su ampie se non totali esenzioni dalle imposte, con asset per 2.500 miliardi e un giro d'affari da 1,4. E il loro raggio d'azione è allargato da un tessuto che dà vita anche a partnership pubblico-privato e startup. È dell'anno scorso il debutto di Startup America Partnership per favorire l'innovazione da parte di nuovi imprenditori in ogni campo.
Il profilo normativo e fiscale che orchestra queste attività è stato reso più rigoroso fin dal 1969 per combattere il rischio sempre presente di abusi. Gli enti vengono classificati come “public charities” e “private foundations”. Queste ultime (115.000) sono il vero perno del sistema e di un suo efficiente funzionamento.
La regina è senz'altro la Gates Foundation, con asset per 33 miliardi, seguita da gruppi che in arte e cultura hanno particolare rilievo come Ford, con quasi 11 miliardi, e Getty, con 9,6. Le fondazioni private, al cospetto delle public charities, dispongono di qualche vantaggio fiscale in meno: i loro donatori fanno i conti con minori deduzioni della loro generosità e in generale sono soggette a un'imposta annuale o trimestrale, tra l'1% e il 2%, sui redditi netti da investimento. Soprattutto sono soggette all'obbligo di impiegare almeno il 5% degli asset ogni anno, presentando dettagliati e trasparenti rapporti finanziari.
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