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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 12:50.

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A due giorni dal suo incontro con Benjamin Netanyahu, Barack Obama ha chiarito ieri che non sta «bluffando» sull'ipotesi di un attacco contro le postazioni nucleari iraniane. «Quando diciamo che per noi un Iran con la bomba atomica è inaccettabile - ha detto in un'intervista all'Atlantic Monthly - lo intendiamo, l'opzione militare è sul tavolo». Poi ha annacquato la sua minaccia con un avvertimento a Israele: «Ci sono anche opzioni diplomatiche economiche e politiche, un attacco prematuro consentirà a Teheran di fare la vittima». Obama dunque proietta la stessa ambiguità del discorso sullo Stato dell'Unione: attacco sì, ma preferiamo di no. Cosa che renderà ancora più difficile l'incontro di lunedì con il primo ministro israeliano. Israele infatti può aspettare, ma vuole capire quali siano i tempi dell'amministrazione visto che l'Iran si sta avvicinando al punto di non ritorno, al punto cioè in cui potrà arricchire l'uranio e costruire una bomba atomica pronta per essere collaudata. Fonti autorevoli dicono che Israele ritiene di aver già aspettato troppo. D'altra parte per Obama impegnarsi a un attacco che comporterebbe migliaia di uscite e di morti iraniani in un anno elettorale è complicato.

Ed Luttwak, esperto militare e di sicurezza del Csis, ci ha detto in un'intervista che Israele per non attaccare ha bisogno «di garanzie, e oggi ci sono affermazioni di massima ma non garanzie. Non vedo come Obama convincerà Netanyahu che al momento giusto potrà attaccare. E Israele non perderà molto tempo».
Lo scenario più probabile? Obama preferisce costruire un caso politico/diplomatico più solido. Vuol dare all'Iran tutte le opportunità per poi autorizzare Israele all'attacco più avanti, se non vi sarà un accordo. Israele porterà a compimento un attacco rapido forse in una sola notte che ritarderà di due o tre anni il processo. C'è da dire che le sanzioni stanno comincando a funzionare, l'Iran è isolato e in crecente difficoltà economica. Ebbe un'opportunità d'oro alcuni anni fa su proposta europea, ma rifiutò. Aspettiamoci dunque un incontro duro lunedì. L'ultimo per Obama fu imbarazzante, Netanyahu lo attaccò con successo, ma ora il presidente non può mettere a rischio il voto ebraico.

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