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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2012 alle ore 08:51.

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La cultura si rimette in moto. L'Europarlamento sta decidendo le strategie di finanziamento di Horizon 2020. Come la Joint Programming Initiative (Jpi) sul Cultural Heritage - a leadership italiana coordinata dal ministero dell'istruzione, università e ricerca (Miur) e da quello per i beni e le attività culturali (Mibac) - intende inserire la cultura nelle sei sfide europee? «Stiamo facendo un'azione di lobby trasversale con altri Paesi membri della Jpi su tutte le sfide – spiega Antonia Pasqua Recchia, nominata dal ministro Lorenzo Ornaghi nuovo segretario generale del Mibac, – in particolare guardiamo alle aree d'investimento legate all'ambiente e allo sviluppo delle città».

Ad aprile partiranno i lavori di restauro del Colosseo, sponsorizzati da Diego Della Valle. Grazie anche alla nuova Unità di crisi del Mibac si individueranno le emergenze e le modalità di comportamento in caso di calamità. «Per il recupero di Pompei entro fine marzo verranno pubblicati i primi bandi di gara. A luglio ed entro dicembre gli altri bandi per la messa in sicurezza ed entro luglio ci saranno i primi affidamenti. Anche se inferiori agli 1,5 milioni di euro, abbiamo preferito indire le gare per migliorare la trasparenza degli affidamenti» è convinta il segretario generale. E poi l'ampliamento della buffer zone di Pompei alla Costiera prevederà progetti di riqualificazione del territorio, in primis la viabilità e le strutture di accoglienza.

Priorità assoluta salvaguardia del patrimonio per far fronte alle grandi crisi. E lo sviluppo? «Il Mibac da struttura lenta e burocratica che blocca lo sviluppo, dovrà rappresentare il suo fulcro» assicura Antonia Recchia, che sottoscrive il Manifesto e la Costituente della Cultura de Il Sole 24 Ore. «Non basta avere un patrimonio diffuso, ora bisogna investire in un progetto di valorizzazione – prosegue – e la collaborazione con l'Agenzia del Demanio sul federalismo demaniale consentirà attraverso i patti territoriale di valorizzare il nostro patrimonio. Lo Stato cede il bene artistico all'ente territoriale su progetti di valorizzazione, mettendo a frutto competenze e rete imprenditoriale locale. Entro fine anno Mibac e Agenzia del Demanio sottoscriveranno oltre 20 piani di valorizzazioni su singoli beni culturali da trasferire agli enti locali e in lavorazione ce ne sono altri 300».

L'esperienza maturata nei Distretti culturali della Fondazione Cariplo ha lasciato il segno! C'è qualche patto territoriale in corso? «Il Teatro la Pergola di Firenze e a San Gimignano il Convento, il carcere di San Domenico e la chiesa di San Lorenzo in Ponte sono stati ceduti ai rispettivi Comuni e verranno gestiti attraverso i patti».

Ma il patrimonio non offre ritorni immediati, sono necessari almeno quattro o cinque anni per vedere ripagato un investimento e creare un indotto sul territorio. Come pensate di sostenere quest'imprenditoria? Si potrà accedere a finanziamenti europei? Le banche sapranno cogliere questa sfida imprenditoriale e finanziarla? «Puntiamo anche all'Europa e poi dovremo discutere di possibili corsie preferenziali con i ministeri dello Sviluppo e dell'Economia per far sì che il patrimonio diventi un volano economico» prosegue l'architetto Recchia. Da quest'anno ogni cittadino potrà donare il 5 per mille alla cultura, ma senza indicarne il beneficiario, perché? «Credo che nel 2013 le regole potranno cambiare. Ma anche quest'anno la destinazione del 5 per mille sarà tutta agli enti senza fine di lucro che operano nel campo culturale. Può essere uno stimolo ad un futuro più roseo per il mecenatismo privato». Si potrebbe pensare anche a benefici fiscali? «L'emergenza dello scorso anno ci ha visti concentrati per evitare il tracollo del Ministero – confessa l'architetto –, ora le agevolazioni sono possibili in una fase di assestamento. Possiamo pensare a defiscalizzare gli oneri per l'acquisto di opere d'arte, così come già esiste l'Ici (oggi Imu) ridotta sugli immobili vincolati».

Veniamo ai conti del Ministero.«Il 2011 è stato l'annus horribilis, abbiamo risentito degli effetti di tutte le finanziarie a partire dal 2008 con un taglio di 1,2 miliardi in tre anni. Il Mibac ha ottenuto risorse aggiuntive per gestire la conservazione, il precedente ministro Galan ci ha dato 80 milioni di euro dalle accise sui carburanti e ha rifinanziato il Fus. Oggi il ministro Ornaghi ha ottenuto la possibilità di procedere all'assunzione di funzionari e assistenti all'accoglienza. Sono dati assai significativi».

Resta il problema della gestione a valle dei musei. Esistono quattro poli museali e due soprintendenze speciali che operano in autonomia finanziaria, tutti gli altri enti restituiscono le entrate al ministero dell'Economia che poi li retrocede al MiBAC, che li ridistribuisce sul territorio. Non è arrivata l'ora di semplificare?

«Lasciare gli incoming dei siti statali al territorio distorce politiche distributive diffuse. Si possono sostenere progetti di autonomia contabile se c'è rete e sistema. Certo in molti casi la gestione diretta semplifica e responsabilizza». La Soprintendente Sandrina Bandera della Pinacoteca di Brera chiede autonomia e propone di trasformare Brera insieme al Cenacolo in polo museale, cosa rispondete? «Ci pensiamo. Milano e Torino sono centri ad altissima concentrazione di musei e strutture culturali di elevatissima qualità, prenderemo in esame entrambi. Torino è più avanti con il Polo Reale, con Brera si inizierà il riassestamento e l'ampliamento e non escludiamo anche qui l'autonomia finanziaria». Nel 2010 sono state bandite 23 gare per l'affidamento dei servizi aggiuntivi, due aggiudicate e sei ricorsi al Tar. «Anche se lentamente, le procedure vanno avanti, verso una sempre maggiore apertura al mercato e alla concorrenza, dobbiamo migliore la qualità dei bandi. La clausola che garantisce l'occupazione del personale dei concessionari, se da un lato introduce una sacrosanta tutela dei lavoratori, dall'altro costituisce indubbiamente un fattore di debolezza per i bandi e per i concorrenti» conclude il segretario generale. Di lavoro da fare ce n'è tanto, ma finalmente sembra che la cultura stia diventando una parola chiave per la crescita del Paese nelle sfide globali.

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