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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 09:32.
L'ultima modifica è del 13 marzo 2012 alle ore 09:32.

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Chi è a caccia di prove tangibili della gloria trascorsa del Regno di Napoli e della situazione di degrado in cui versa oggi il Meridione non deve far altro che guidare fino a San Tammaro, provincia di Caserta, in località Carditello: la reggia che fu tenuta di caccia dei Borbone e ispirò pittori come Jakob Philipp Hackert e Filippo Palizzi cade a pezzi tra i cumuli di rifiuti e innumerevoli incursioni di saccheggiatori.

Il complesso neoclassico progettato da Francesco Collecini per i sovrani delle due Sicilie era luogo di svago e fonte di ricchezza. Qui venivano allevati i cavalli di razza napoletana e le prime bufale da cui fu prodotta la blasonata mozzarella. Le condizioni odierne del complesso monumentale fanno torto al nobile passato. La reggia apparteneva al Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Basso Volturno, ente che negli anni Novanta aveva nei confronti del Banco di Napoli debiti per 16 milioni. Nel tempo il credito vantato dall'istituto arrivò fino a 35 milioni e nel 2003 fu la Sga del Banco che si attivò per recuperare il credito. La pratica finì all'attenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che avviò una vendita all'asta. Al di là della procedura d'incanto, i vertici della Sga hanno sempre affermato che se trovassero un acquirente che versi almeno 9,3 milioni, sarebbero disponibili a rinunciare a una ben più cospicua parte del credito. Un paio di anni fa ci provò la Camera di commercio di Caserta che, ai tempi di Bassolino governatore, offrì proprio quella cifra, fermo restando l'impegno della regione Campania a versare altri 16 milioni tra risorse Psr e Fas per il recupero. L'elezione a presidente di Stefano Caldoro nel marzo 2010 e il successivo blocco degli impegni per rientro nel patto di stabilità congelò il progetto. Proprio Palazzo Santa Lucia ha debiti nei confronti del consorzio di bonifica per circa 7 milioni, una cifra che in un certo senso ha "contribuito" a determinare la situazione di difficoltà in cui versa il consorzio. E così a fine marzo si terrà la terza seduta di vendita, per una base d'asta di 23 milioni. I politici sono in fermento: proprio ieri il sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino ha dato inizio a uno sciopero della fame per evitare che il sito finisca in mano a privati.

Il principale progetto di salvataggio passa per l'asse trasversale Pd-Pdl, che unisce lo stesso governatore Caldoro a Nicola Caputo, consigliere regionale democratico. «L'idea - spiega Caputo - è far sì che Palazzo Santa Lucia rilevi il bene attraverso una propria fondazione, che lo riporti a condizioni di decoro e gli trovi un utilizzo». Servono in tutto nove milioni. Per ora ce ne sono solo tre, appostati dal bilancio gestionale dell'ente pubblicato in questi giorni. Intanto il degrado imperversa.

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