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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2012 alle ore 09:25.

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I titoli dei giornali continuano a essere dominati dalla crisi dell'euro, ma nel mondo della finanza sono in corso molte altre trasformazioni. Uno sviluppo interessante, ma che finora è passato quasi inosservato, è il graduale cambiamento del ruolo degli organismi che fissano le regole globali del settore finanziario, che ora cominciano a prestare maggiore attenzione al modo in cui queste regole vengono adottate e messe in pratica nei vari Paesi.
La creazione di parametri finanziari globali è una tendenza emersa a partire dagli anni 70 come sottoprodotto dell'integrazione finanziaria mondiale. Alcuni organismi globali hanno fissato norme per regolare angoli ristretti e poco conosciuti del settore finanziario, ma due casi si distinguono per la portata del loro impatto sull'attività e gli incentivi delle società finanziarie: gli Accordi di Basilea, per la vigilanza bancaria, e gli Ifrs (International financial reporting standards), che regolano la preparazione e la presentazione dei rendiconti finanziari delle società quotate in Borsa e che vengono stabiliti dall'Iasb (International accounting standards board), con sede a Londra.

Fino a poco tempo fa, tanto il Comitato di Basilea quanto l'Iasb, così come gli altri organismi che fissano le regole del settore finanziario, ritenevano che il loro ruolo fosse quello di pubblicare e aggiornare gli standard di eccellenza, e in parte promuoverne l'adozione e l'utilizzo, ma non quello di controllare come venivano usati. Le cose ora stanno cambiando. Il Comitato di Basilea sta creando un nuovo sistema di supervisione diretta sul modo in cui le sue regole vengono tradotte in legge nei diversi Paesi e sul modo in cui vengono applicate dalle singole società finanziarie. L'aspetto fondamentale è che il Comitato ha annunciato che i risultati delle sue indagini saranno resi pubblici. Nell'ottobre del 2011, ha pubblicato per la prima volta una tabella in cui viene messo a confronto lo stato di applicazione delle regole degli accordi di Basilea 2 e Basilea 2,5 negli Stati membri e nell'Unione europea.
Non si tratta di questioni puramente tecniche: l'accordo di Basilea 3 sul capitale, l'indebitamento e la liquidità dovrebbe tradursi in una minore redditività delle banche e imporre vincoli aggiuntivi agli istituti più grandi. La sua trasposizione nella normativa europea è al centro, in questo momento, di una sfrenata azione di lobbying e la proposta degli organismi federali statunitensi per la sua adozione oltreoceano non è ancora stata resa pubblica. Stefan Ingves, il governatore della Banca centrale svedese, che ha assunto la presidenza del Comitato di Basilea nel giugno del 2011, ha sottolineato questi sforzi commentando, recentemente, che «fissare le regole senza accertarsi che vengano messe in pratica è come costruire un faro ma non accenderlo mai».

A febbraio sono stati fatti annunci analoghi a proposito delle norme contabili con la pubblicazione da parte dell'Ifrs Foundation, che ospita l'Iasb, di un importantissimo rapporto sulla strategia dell'organizzazione per i prossimi dieci anni, dove si specifica che «l'Ifrs deve indicare chiaramente dove l'adozione delle sue norme è incompleta e dove esiste una divergenza rispetto all'insieme delle norme emesse dall'Iasb» e che «l'Iasb lavorerà in collaborazione con una rete di organi di vigilanza sulle Borse, organi di vigilanza contabile e altri soggetti interessati, per individuare le divergenze effettive nei vari Stati». Sono affermazioni in contrasto con la precedente posizione dell'Iasb, che non rivendicava nessuna responsabilità rispetto all'effettiva implementazione dei suoi standard Ifrs.
Questa assunzione di nuove responsabilità sembra essere stata motivata dal fatto che un'applicazione incoerente inevitabilmente corrompe la percezione delle regole stesse. La crisi finanziaria ha indubbiamente accelerato un cambiamento che era necessario da parecchio tempo e ha evidenziato, fra le altre cose, una diversa ponderazione del rischio di attività simili da parte delle banche americane ed europee sottoposte alle regole di Basilea 2, o le divergenze nella riduzione contabile dei titoli di Stato greci fra banche della Ue.

Resta da vedere che cosa produrranno sul piano concreto questi recenti annunci. Gli organismi di vigilanza nazionale che fanno parte del Comitato di Basilea potrebbero non accogliere di buon grado una verifica esterna dei loro metodi. L'Iasb potrebbe avere difficoltà a ottenere la collaborazione delle autorità nazionali nei suoi sforzi di monitoraggio: in entrambi i casi, resta da vedere fino a che punto scoperte potenzialmente imbarazzanti saranno comunicate ai cittadini.
Inoltre, gli organismi che fissano le regole del settore finanziario mondiale hanno molti altri problemi pressanti a cui far fronte. Devono aggiornare regolarmente i loro standard. La rapidità delle trattative che hanno preceduto l'accordo di Basilea 3 va annoverata fra i successi importanti indotti dalla crisi, ma c'è ancora molto da fare. È necessario che tutti i Paesi si impegnino in via di principio ad adottare i loro standard, obiettivo che nel caso dell'Ifrs è ancora ben lontano: al momento rimangono fuori, in particolare, Stati Uniti e Giappone. È necessario anche che gli organismi stessi rivedano il loro sistema di governance e gestione, se non altro per adattarsi all'ascesa delle grandi economie emergenti e, nel caso dell'Ifrs Foundation, per trovare un modello di finanziamento stabile e sostenibile, che in gran parte ancora manca.

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