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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2012 alle ore 09:53.
L'ultima modifica è del 31 marzo 2012 alle ore 09:19.

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Questi dodici miliardi in più ce li ricorderemo a lungo. Come l'indifferenza del legislatore alle richieste di rendere l'Imu meno ingiusta o almeno di far capire ai contribuenti quanto pagare in acconto senza rischiare sanzioni.
L'esordio della nuova imposta, dopo gli ultimi sconti-beffa sui fabbricati agricoli e sulle dimore storiche, non poteva essere peggiore. La confusione creata dalla sovrapposizione dell'Imu anticipata con quella a regime e con la disciplina Ici è stato un segnale preoccupante ma ciò che colpisce è la serenità con la quale il Governo ha accolto alcune richieste di modifica, lasciate senza esito.

Anzitutto quelle riguardanti gli effetti devastanti dell'applicazione dei nuovi moltiplicatori, che incrementano le sperequazioni già segnalate da anni sui valori catastali: immobili che sul mercato hanno prezzi identici vengono considerati catastalmente in modo molto diverso e l'aumento della base imponibile può essere pesantissimo per alcuni e leggero per altri. Senza contare che un incremento di gettito di tale portata avrebbe dovuto indurre a considerare l'aspetto reddituale dei contribuenti: macché, tutti uguali. Povero e ricco paghino lo stesso, se hanno uguali valori catastali, come se la casa fosse un lusso rinunciabile. Poi c'è la questione affitti: il 14-15% degli italiani vive in locazione, al netto delle famiglie "assistite" nelle case popolari. Ora i proprietari si vedono incrementare il peso fiscale con importi che rendono del tutto sfavorevole i canoni concordati: quindi questa formula, che interessava circa il 20% dei contratti e permetteva affiti umani sostenuti dall'agevolazione fiscale, scomparirà ben presto. Per gli affitti di mercato, poi, è inevitabile che l'Imu venga scaricata alla prima occasione nel canone. Con la conseguenza che il mercato degli affitti diventi insostenibile per tutte quelle famiglie che lo avevano scelto nell'impossibilità di accedere a un mutuo per l'acquisto. Quindi, o usciranno dal mercato le case affittate (si consideri che quelle sfitte sono incongruamente avvantaggiate dall'Imu) o saranno proprio le famiglie meno abbienti a sopportare il nuovo peso fiscale. E lascia scorati la mancanza di un atto che non sarebbe costato nulla se non una briciola d'impegno in più da parte degli uffici legislativi: una norma di salvaguardia per consentire ai contribuenti di pagare in serenità l'acconto basandosi, per esempio, sulle aliquote stabilite con il Dl 201/2011, in attesa di pagare il saldo con quelle che i Comuni possono decidere entro settembre. Con gli ultimi emendamenti ci si è preoccupati di estendere il periodo nel quale i municipi potranno deliberare in merito, dimenticandosi del fatto che decine di milioni di contribuenti il 18 giugno dovranno pagare l'acconto e, allo stato della normativa, se sbaglieranno per difetto si beccheranno una sanzione. Eppure il problema era stato segnalato da settimane.

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TAG: Fisco

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