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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2012 alle ore 06:38.

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Che tutele si offrono agli espulsi dal lavoro per ragioni di età?



La proposta di riforma in discussione in questi giorni pare studiata all'insegna della semplificazione della struttura degli ammortizzatori sociali e alla restrizione delle condizioni contrattuali, tali da rendere meno vantaggioso il contratto "atipico", agevolando il processo di stabilizzazione dei lavoratori precari e aumentando gli oneri di contribuzione da parte dei datori di lavoro. Questo tentativo di riequilibrio sociale e di riforma è stato pensato per i lavoratori che attualmente sono occupati o che lo diventeranno, preoccupandosi di tutelare la sospensione dell'attività lavorativa, dovuta a cause non previste, con un'integrazione salariale temporanea seguendo regole che al momento non sono sufficientemente restrittive e legate a un effettivo reinserimento lavorativo. Ma per coloro che subiscono una discriminazione per età indiretta, e quindi non esplicita e tale da essere punibile con l'applicazione dell'articolo 18, e che sono espulsi dal mondo del lavoro? Per coloro attualmente disoccupati che non riescono a reinserirsi a causa di stereotipi adottati dalle aziende o dalle agenzie per il lavoro, che li escludono a causa dell'età, nonostante una chiara normativa che vieta la discriminazione? Per coloro che sono vicini alla pensione, che tra l'altro la vedono più lontana per effetto del decreto "salva Italia", oppure "esodati" e che più di altri si trovano nella difficile condizione di essere rifiutati dal mondo del lavoro sempre a causa dell'età non certamente giovane? Per tutte queste persone non c'è la benchè minima traccia di intervento e di sostegno.
Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione Lavoro Over 40
Tra ottimismo e paura
Lo confesso: sono disorientato. Un giorno leggo di spiragli di ripresa e di tensioni che si allentano sullo spread. Poi l'ottimismo di colpo svanisce e ritorna la paura. L'Italia sembra uscita dal tunnel, ma i riflettori si accendono oggi sulla Spagna, mentre la malattia greca non è per niente debellata e il paziente potrebbe restare in terapia intensiva per un po'. Sentiamo scivolare il terreno sotto i nostri piedi, eppure non gettiamo la spugna. Il buon dato sulla fiducia dei consumatori a marzo mi lascia ben sperare. Così non ci resta che incrociare le dita e augurarci che la nostra classe dirigente non dimentichi che buona parte della ripresa dipende anche da noi.
C. B.
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Altro che pari opportunità
La riforma del mercato del lavoro prevede un congedo obbligatorio per i padri dipendenti. Tre giorni consecutivi entro i primi cinque mesi di vita del bambino. Per l'Italia è un evento epocale, un cambio culturale, una rivoluzione copernicana, come è stato scritto. A me sinceramente sembra poca cosa, se si pensa che in Svezia i giorni non sono tre ma trenta o che in Norvegia madre e padre possono chiedere un periodo di assenza cumulata fino a un anno. Il provvedimento rischia poi di essere una goccia nel mare, perché non è accompagnato da misure per consentire una vera conciliazione tra famiglia e lavoro. Così, passata l'euforia della nascita ed esaurito il periodo di congedo, tutto torna come prima e la famiglia, con la madre in prima linea, viene lasciata sola, spesso costretta a una scelta drastica. Per favore, non chiamatele pari opportunità.
M. B.
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Le «vittime» della crisi
Come imprenditore sono colpito dal silenzio che accompagna i suicidi o i tentativi di togliersi la vita di imprenditori che hanno perso il lavoro. A memoria ricordo solo l'intervento del presidente Giorgio Napoletano, poi niente più. Possibile che questi drammatici campanelli d'allarme non vengano ascoltati dalla classe politica e dal Governo? Proprio perché imprenditore intuisco le loro motivazioni e la sofferenza che li deve avere accompagnati per molti mesi prima di porre in atto quel gesto estremo. Sono persone che dopo una vita di lavoro dedicata a far crescere l'impresa oggi si vedono franare tutto quanto per motivi che purtroppo non sempre riescono a capire. Sono troppi i titolari di imprese che vivono in una situazione di esasperazione provocata da credit crunch, ritardi dei pagamenti e pressione fiscale esasperata.
N. E.
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