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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2012 alle ore 06:40.

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Quelle poltrone eterne nelle università, intervenga Profumo



Siamo un gruppo di docenti dell'università di Messina. Vogliamo esprimere il nostro accordo con l'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore lunedì 2 aprile con il titolo "Comma dopo comma la proroga dei rettori diventa eterna". Il servizio ha finalmente hanno posto in luce il grave vulnus al rispetto della legalità e della democrazia che si sta creando in molte università italiane.
L'inerzia mostrata dai vertici di parecchi atenei nel recepire le norme della legge 240/10 che riguardano la decadenza e il rinnovo delle cariche accademiche - rettori in primis - appare una strategia mirata unicamente a preservare la propria posizione di potere.
Interpretazioni inverosimili sul "momento di adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6" della legge 240/10, e sui limiti delle proroghe concesse a p residi di f acoltà, coordinatori di corsi di laurea e direttori di dipartimento, mortificano i principi stessi di rappresentanza e partecipazione democratica nelle nostre università.
Non bisogna certo essere esperti di diritto amministrativo per intendere che: il comma 9 dell'art.2 della legge 240/2010 nella parte in cui recita , individua temporalmente il momento dell'adozione nella fase di prima adozione (vedasi commi 5 e 6) del nuovo statuto da parte degli organi accademici. L'aggiunta delle parole "organi monocratici" al primo periodo del comma 9 dell'art. 2 della Legge Gelmini ( si veda il Dl 5/2012, semplificazioni) si riferisce alla decadenza e non certo alla proroga degli stessi. È chiaro che in una legge che prevede il rinnovo di cariche deve essere esplicitato che i mandati vecchi ancora in essere devono decadere al momento del rinnovo se non si vogliono creare sovrapposizioni di cariche accademiche.
Le proroghe degli organi monocratici rimangono normate dallo stesso comma 9 che pone precisi limiti recitando «gli organi il cui mandato scade entro il termine di cui al comma 1 restano in carica fino alla costituzione degli stessi ai sensi del nuovo statuto», riferendosi agli organi validamente in carica e non a quelli surrettiziamente prorogati.Vorremmo che il ministro Profumo prendesse una ferma presa di posizione che segni una netta discontinuità rispetto al passato a difesa della legalità e della democrazia nelle università italiane.
Antonella Arena, facoltà di Ingegneria
Università di Messina (e altre 8 firme)
Indagini sul tesoriere leghista
Ho letto sui giornali che le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria stanno indagando su vicende che vedono coinvolto il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito. Nel decreto di perquisizione si parla di "esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord" e che "la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuta nella più completa opacità sin dal 2004". Le indagini riguardano anche i movimenti e l'utilizzo del denaro del Carroccio. Il partito - come dice l'ex ministro Roberto Maroni, che chiede le dimissioni di Belsito - "risulta parte lesa". D'accordo. Ma come è possibile che in tutti questi anni non si sia accorto di nulla?
Giovanni Siniscalchi
Milano
Quando pagare l'Imu
Sui ritardi da parte dei Comuni di deliberare le aliquote da applicare per il pagamento del'Imu di giugno, il Governo ha proposto di versare l'acconto di giugno con l'aliquota base. A questo punto il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, ha detto che pagare l'acconto di giugno con l'aliquota base, significa mettere in difficoltà molti Comuni, che per mancanza di liquidità potrebbero non essere in grado di pagare gli stipendi. Posso fare una domanda banale, banale: mancano ancora oltre due mesi per pagare l'acconto di giugno, possibile che in tutto questo tempo le giunte Comunali non abbiano il tempo di riunirsi e decidere?
Silvano Stoppa
Dichiarazioni in Tv
Tangenti e talk show
Ieri mattina alle 9 durante la rasmissione televisiva Omnibus su La 7 ho sentito un signore dichiarare di aver dovuto pagare una tangente ad un sindacalista per poter licenziare dei lavoratori della sua azienda. In un paese normale quel Velardi avrebbe dovuto fare il nome del sindacalista, il suo Sindacato radiarlo e la magistratura intervenire in sede penale. O no?
Mauro Bardaglio

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