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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2012 alle ore 08:15.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2012 alle ore 06:41.

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Il motore, la prima forza trainante sono le parrocchie. Sono diffusi per la metà al nord, Lombardia in testa, ma nelle "regioni rosse" per eccellenza, Toscana ed Emilia Romagna, l'offerta per abitante è maggiore che nel resto d'Italia. Possono contare su un esercito di 420mila operatori, il 67% volontari no profit e solo 134mila laici retribuiti.

Ospedali grandi e piccoli, case di riposo per anziani e case famiglia, centri per disabili, servizi di ambulanza, fondazioni anti usura, strutture e mense per gli immigrati e per i poveri, comunità alloggio per mamme e bambini, centri per le famiglie di detenuti, comunità per la pronta accoglienza. Eccolo il Welfare della Chiesa. Una galassia di 14.214 servizi sparsi per il Paese, il 2% nati prima del Novecento, quando la Chiesa era leader incontrastata nell'assistenza socio-sanitaria, prima che lo Stato decidesse a fasi alterne di occuparsene come proprio compito e dovere.

È un universo di grandi e piccole realtà, di missioni spesso sconosciute e di volontari invisibili, quella che emerge dall'identikit appena tracciato col censimento delle «Opere sanitarie e sociali ecclesiali» promosso dall'ufficio nazionale per la pastorale della sanità della Cei e dalla Consulta degli organismi socio-assistenziali. Una foto di gruppo capillare, voluta e realizzata per misurare l'attività attuale con le necessità imposte da un Welfare pubblico che cambia. Ma anche per contarsi, mettere in chiaro forze e debolezze di un'offerta che sta scontando la crisi stessa del Welfare. E naturalmente la crisi dei conti pubblici, che per quanto riguarda la spesa sanitaria ha messo ormai da tempo a nudo tutti i dubbi sulla tenuta economica della sanità pubblica e delle garanzie socio-assistenziali in genere. Una crisi che il rapporto tratta solo apparentemente tra le righe.

Anche se i casi dell'"ospedale del Papa", il Gemelli di Roma, e in genere dell'ospedalità cattolica, dal Lazio alla Lombardia fino alla Puglia, non sono semplicemente sullo sfondo. Non il "caso San Raffaele", che è ufficialmente fuori del perimetro ecclesiale.
La mappa fortemente voluta dalla Cei dopo quella solo parziale realizzata più di dieci anni fa, d'altra parte, evita di entrare nel merito dei contenziosi e delle partite economiche in gioco. O di valorizzare il patrimonio delle proprie imprese. Ma non per questo manca di lanciare precisi messaggi proprio nel momento in cui la crisi, appunto, e la costruzione del nuovo Welfare, a partire già dalla riforma del mercato del lavoro e presto anche dei cambiamenti annunciati nel il servizio sanitario pubblico, imporranno la costruzione di nuovi modelli di assistenza. Con meno risorse. E con le povertà destinate a crescere.

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