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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2012 alle ore 16:52.
Lo sguardo degli investitori internazionali e dei partner europei è tutto rivolto alla Spagna di Mariano Rajoy, impegnata ad evitare il drammatico destino della Grecia. Eppure anche l'Olanda merita attenzione. Da settimane ormai, il premier Mark Rutte sta negoziando con i suoi partner di governo per trovare tagli al bilancio per nove miliardi di euro. Ridurre il disavanzo sotto al 3,0% del prodotto interno lordo nel 2013 si sta rivelando difficilissimo. E non solo perché Rutte deve trattare con Geert Wilders, il leader populista che appoggia l'esecutivo dall'esterno.
Il paese è in recessione; la disoccupazione è in aumento; il rating Triplo A è a rischio. Anche il caso olandese dimostra tutte le fragilità dell'attuale assetto istituzionale dell'Europa, che mettendo impietosamente a confronto i bilanci nazionali sui mercati finanziari impone l'austerità anche in piena crisi economica. I più ottimisti possono sperare che - più delle vicende greche, portoghesi o irlandesi - la deriva dell'ex virtuosa Olanda riuscirà a far riflettere sulla necessità, sempre più urgente, di una mutualizzazione dei debiti pubblici e in ultima analisi di un'unione politica.
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