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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2012 alle ore 07:38.
L'ultima modifica è del 13 aprile 2012 alle ore 09:09.
In Siria la tregua è cominciata ma non è ancora raggiunta: l'accordo è fragile e il regime per applicarlo come previsto dal piano Onu di Kofi Annan deve ritirare armi pesanti ed esercito dai centri abitati. Questo passo è indispensabile per un cessate il fuoco duraturo. Poi dovranno arrivare gli osservatori internazionali e avviare un negoziato tra regime e opposizione.
In realtà né Bashar Assad né la guerriglia credono a una trattativa. Sia l'opposizione che il regime sono convinti, prima o poi, di vincere sul campo e di eliminare il nemico. Il cessate il fuoco è stato reso possibile dalle pressioni russe su Damasco e dall'avvio del negoziato sul nucleare iraniano sabato a Istanbul: Mosca e Teheran, alleati storici di Assad, in questa fase sono interessati a moderare il regime alauita.
Ma se il piano Annan dovesse affondare torneranno i venti di guerra. La Turchia chiederà alla Nato di appoggiare una zona cuscinetto al confine siriano, le monarchie arabe del Golfo si lanceranno ad armare la guerriglia. Per l'Occidente sarà difficile restarne fuori e si scoperchierà un altro vaso di Pandora nel cuore del Medio Oriente.
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