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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 03 maggio 2012 alle ore 06:40.

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Un secolo e mezzo di vita di Poste Italiane. Ovvero un riassunto completo e dettagliato, scandito nel tempo, di come eravamo e di quello che siamo diventati. Con un'incursione nel divenire, alla scoperta di come probabilmente saremo. C'è tutto questo nella mostra "150 anni dedicati al futuro", con la quale Poste celebra se stessa e quello che rappresenta per l'intero Paese.

La mostra, allestita a Roma nell'ovale del Circo Massimo, e aperta al pubblico dal 9 al 20 maggio (sarà inaugurata l'8 maggio dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano), è un viaggio attraverso la storia, i fatti e il patrimonio culturale italiani, con un continuo rimando di eventi, scoperte, speranze. Le Poste sono lo specchio dove tutto si è riflesso, il luogo materiale, la cassetta nella quale milioni di italiani di tutti i ceti e di tutte le ragioni hanno deposto pensieri, desideri, notizie, affetti, lutti, risparmi. E le Poste, nella sublime missione della consegna e della custodia, sono state il più fedele confidente della coscienza di una nazione.
Una missione simbolizzata da architetture maestose, da un continuo rinnovamento tecnologico di mezzi e impianti. In definitiva, 150 anni di ricerca della modernità, in una continua tensione verso il nuovo che le due cupole in Pvc, allestite per ospitare la mostra, provano a simbolizzare. La prima cupola ospiterà le sezioni dedicate al passato e al presente di Poste Italiane.

La seconda cupola sarà invece dedicata al futuro: i contenuti saranno interamente digitali, a evocare la progressiva dematerializzazione dei servizi, il passaggio ai nuovi prodotti che viaggiano su internet e sulla telefonia cellulare, la finanza e il risparmio.
Gli schermi touch screen e i più avanzati supporti multimediali si alterneranno agli oggetti d'epoca. Ma questo non cancellerà l'epopea dei portalettere, gli uomini e le (moltissime) donne che in un secolo e mezzo hanno cucito, con aghi e fili invisibili, l'Italia delle metropoli, delle città, dei borghi, delle montagne e delle campagne. È anche grazie a loro che siamo Italia.

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