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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2012 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2012 alle ore 08:48.

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Facebook ha deluso, ma il Nasdaq esce mortificato dal collocamento dei record, inseguito dall'ira degli operatori. E a ragione: nonostante avesse avuto settimane per mettere alla prova i suoi sistemi elettronici, e avesse assicurato che tutto era pronto, al momento della verità ha fallito. Ritardi di frazioni di secondo si sono accumulati mandando in cortocircuito la gestione degli ordini e lasciando, per ore, i trader all'oscuro sulle transazioni eseguite.
Una débâcle d'immagine che però è anche ben altro. È un monito generale al sistema: mostra tutti i pericoli di mercati sempre più grandi, vasti e globali, sofisticati e veloci. È un invito a maggiori controlli e garanzie. La posta in gioco è più alta del futuro di un'azienda fortissima quale è Facebook: in ballo c'è la fiducia stessa degli investitori, particolarmente cruciale durante stagioni nervose per i mercati. La débâcle del Nasdaq è forse stata la più eclatante ma non è il primo passo falso delle Borse: di recente il grande mercato alternativo Bats era stato costretto a cancellare la propria Ipo per errori tecnici.

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