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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 07:00.
L'ultima modifica è del 25 maggio 2012 alle ore 08:49.

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Crisi al vertice delle finanze vaticane: il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ha annunciato le dimissioni dall'incarico che ricopriva dall'ottobre 2009.

La decisione è stata annunciata dal banchiere ieri nel corso del Consiglio di sovrintendenza della banca vaticana - il cda composto dai laici - convocato da tempo, e che lo ha comunque sfiduciato. Infatti la notizia, circolata nel pomeriggio, è stata ufficializzata dalla sala stampa, in cui si precisa che il consiglio ha adottato una mozione di sfiducia vera e propria.

Da tempo circolava l'ipotesi dell'uscita di Gotti, che non godeva più della fiducia del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che lo aveva voluto in quell'incarico: lo stesso Bertone ha comunicato la sua decisione di rimuovere il presidente ieri mattina, un'ora prima della riunione. Da lì la mozione di sfiducia. La nota ufficiale parla di problemi nella «governance» dell'Istituto. «Nel tempo questa ha destato progressiva preoccupazione nel Consiglio e, nonostante ripetute comunicazioni in tal senso a Gotti Tedeschi, la situazione si è ulteriormente deteriorata». Quindi «dopo una delibera, il board ha adottato all'unanimità un voto di sfiducia, per non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio». E ancora: «I membri del consiglio sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest'azione sia importante per mantenere la vitalità dell'Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente presidente (le funzioni per ora passano al vice, il tedesco Ronaldo Herman Schmitz, ndr) che aiuterà lo Ior a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l'Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati».

Oggi l'ufficializzazione alla commissione cardinalizia, il livello alto della governance dello Ior, composta dal presidente Bertone e dai cardinali Attilio Nicora, Jean-Louis Tauran, Telesphore Placidus Toppo e Odilo Pedro Scherer. Non è escluso un confronto serrato tra porporati, dal momento che tutto nasce anche da uno scontro tra Bertone e Nicora, quest'ultimo presidente dell'Autorità finanziaria di controllo vaticana. Le dimissioni di Gotti sono l'epilogo di un duro braccio di ferro tra il banchiere ambienti vaticani - considerati vicini a Bertone - sull'applicazione della legge sulla trasparenza finanziaria e sulla conduzione degli affari dell'ente, gestiti in prima battuta dal direttore generale Paolo Cipriani. La crisi al vertice della massima istituzione finanziaria d'Oltretevere è scoppiato all'inizio dell'anno, quando è stata varata una legge che ha messo in discussione la precedente riforma delle finanze vaticane. A fine 2010, era stata varata con un Motu Proprio di Benedetto XVI una completa revisione delle procedure relative alle transazioni finanziarie - anche a seguito dell'indagine della magistratura di Roma su alcuni trasferimenti, e che avevano portato al sequestro di 23 milioni (poi dissequestrati) e l'iscrizione nel registro degli indagati di Gotti Tedeschi e Cipriani. Vicenda tra l'altro che ha portato alla chiusura del rapporto storico tra Vaticano e Jp Morgan, come rivelato a marzo dal Sole 24 Ore.

La riforma ha istituito l'Aif, alla cui testa è stato messo Nicora - allora capo anche dell'Apsa, dicastero del patrimonio - dandogli poteri molto ampi di controllo. Ma lo scorso 25 gennaio è stata varata una legge interna che ha di fatto ridotto questi poteri, dando ampie deleghe di controllo alla Segreteria di Stato, al Governatorato e alla Gendarmeria. Questa nuova normativa è stata contestata da Nicora e dallo stesso Gotti, e lo scontro è arrivato sui giornali (i "Vaticaleaks"). Ma anche Moneyval - il gruppo del Consiglio d'Europa che valuta le normative antiriciclaggio - ha messo in dubbio la riforma, come emerso negli incontri di settimana scorsa a Strasburgo con una delegazione della Santa Sede.

Tanto che la strada per la "white list" Ocse appare sempre più lontana. Il braccio di ferro si è consumato nelle ultime settimane, e anche i canali di comunicazione dentro lo Ior tra presidente e direttore si erano da tempo di fatto interrotti, tanto che in una recente visita di ambasciatori agli uffici Ior Gotti non è andato, mentre era presente il potente mons. Peter Brian Wells, giovane Assessore agli affari generali. Fino a quando, ieri, ai quattro consiglieri "laici" è arrivato dalla terza Loggia il messaggio che Gotti non aveva più la fiducia: il presidente - a quanto risulta - alla riunione si è presentato dimissionario, ma la sfiducia è arrivata comunque. E ha lasciato il Torrione Niccolò V, la cassaforte del Papa.

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