Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 06:47.

My24

Lo spettro della disintegrazione finanziaria dell'euro sollevato da Barroso ha a che fare con la competitività asimmetrica del continente. Per quanto le finanze pubbliche convergano, l'equilibrio dell'Europa sarà precario fintanto che i conti con l'estero dei suoi membri continueranno a divergere. Mentre i tedeschi mantengono dal 2005 un saldo positivo delle partite correnti superiore al 5% del Pil, tutti i Paesi del sud Europa, Francia compresa, sono pesantemente in deficit.

La riduzione di questi squilibri si scontra con la riluttanza riformista che serpeggia per l'Europa, con il risveglio della pancia populista (vedremo oggi l'esito del referendum irlandese sul fiscal compact). Il partito di estrema sinistra greco Syriza è contrario all'introduzione della valutazione degli insegnanti, alla riduzione della burocrazia e della rigidità del mercato del lavoro.

Il Front National propone la francesizzazione degli acquisti delle amministrazioni pubbliche e la protezione delle aziende nazionali. Anche il moderato Hollande è a favore di misure che non migliorano la competitività. Nonostante la Francia abbia una disoccupazione pari al 10%, è contrario agli accordi a livello aziendale sugli orari di lavoro, difende la settimana a 35 ore e si oppone alla riduzione del cuneo fiscale compensato da un aumento dell'Iva. E la difficoltà ad approvare la riforma del lavoro in Italia è un altro sintomo di quanto queste misure siano difficili e avversate.

Il problema è doppio: primo, il nodo della competitività asimmetrica deve essere risolto; secondo, non è pensabile che tutto l'aggiustamento sia fatto in Germania. Gli aumenti salariali tedeschi e l'apertura del governo a un tasso di inflazione più elevato vengono letti come primi passi verso la limatura della competitività teutonica e verso una ricomposizione della spesa aggregata a favore della domanda interna. Rispetto agli altri Paesi europei, la Germania negli ultimi anni ha contenuto la dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto attraverso una forte moderazione salariale oltre che con gli aumenti di produttività. Secondo i dati Ocse questo indicatore è oggi di circa tre punti percentuali superiore al 2005, mentre nei Paesi del Sud Europa, Francia compresa, è salito tra il 10 e l'11 percento. Se una parte del surplus tedesco viene trasferito ai lavoratori, i loro consumi potrebbero in parte migliorare i saldi commerciali degli altri paesi europei.

L'aggiustamento non può però fermarsi qui, ossia solo sulle spalle della Germania. Infatti, il costo del lavoro, per quanto fermo da tempo, è comunque molto maggiore degli altri paesi europei: a parità di potere d'acquisto, è 11% più di quello francese, 37% di quello italiano e 230% di quello greco. Berlino riesce lo stesso ad essere più competitiva perché è più efficiente. Il valore aggiunto prodotto da ogni ora lavorata è pari a 53,6 dollari, contro 43,9 in Italia e addirittura 33,6 in Grecia.

Questi numeri ci dicono che il riequilibrio dei conti con l'estero deve passare attraverso un aumento di produttività nei Paesi in deficit. Il già basso livello dei salari lascia pochi margini ad un recupero di competitività attraverso la deflazione, i cui costi sociali e politici sono ben visibili in Grecia. Senza l'aumento della produttività e senza le riforme che lo generano, i Paesi si impoveriscono.

Ma la povertà e l'insicurezza fanno aumentare la paura e dunque l'avversione a qualunque cambiamento. Anni di stagnazione rendono le riforme necessarie ma più difficili da digerire. Dunque, misure che tolgono ad alcuni per dare ad altri hanno bisogno di meccanismi di compensazione chiari. E quando mancano le risorse, si deve almeno vedere la luce in fondo al tunnel, avere il senso di una prospettiva di miglioramento.

Per questo l'Europa che giustamente chiede rigore, se lo vuole ottenere, deve anche offrire una strategia chiara di ripresa, un po' di dolcificante nell'amaro dell'austerità. Il che significa condividere maggiormente i costi dell'aggiustamento e mettere a punto misure efficaci per la crescita. Solo così sarà possibile incoraggiare elettori riluttanti verso la via delle riforme.

Shopping24

Dai nostri archivi