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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 07:48.

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E se solo la lettura delle motivazioni della sentenza farà capire come i giudici siano arrivati a ribaltare la sentenza di primo grado, alcune considerazioni nascono spontanee. La prima è che è stato smontato l'impianto accusatorio.

Le condanne per aggiotaggio sono state annullate. Ma emerge una precisa distinzione dei ruoli. Con precise responsabilità per Consorte e Sacchetti condannati per i reati di ostacolo all'autorità di vigilanza e insider trading. Non solo.

Anche l'ipotesi che la scalata Bnl e quella Antonveneta fossero avvenute sotto la regia dell'ex governatore di Banca d'Italia, Antonio Fazio, è caduta. A distanza di pochi giorni, due diverse sezioni della Corte d'Appello di Milano hanno infatti condannato Fazio nella scalata di Bpl ad Antonveneta, per poi assolverlo, ieri, nell'operazione Bnl. Quindi, è intuitivo ritenere che tra le due operazioni non ci fosse alcun collegamento o analogia. Non è un caso, del resto, che i giudici non abbiano rilevato nel caso-Bnl il reato di aggiotaggio, stabilendo che il comportamento degli azionisti di allora è stato corretto.

E a questo proposito, è bene separare ancora una volta i diversi ruoli nel caso. C'era chi, come ha sottolineato due giorni fa lo stesso presidente di Bnl Luigi Abete riferendosi a Francesco Gaetano Caltagirone, aveva un legittimo interesse industriale nell'operazione. L'azione dell'imprenditore romano era diretta a tutelare l'integrità del proprio investimento (a suo merito va anche sottolineato che è stato sempre presente alle udienze del processo). C'era poi chi aveva un'anima prettamente bancaria (Guido Leoni di Bper) e chi assicurativa (Carlo Cimbri di Unipol). Ma c'erano anche gli speculatori, i raider della finanza padana come Emilio Gnutti e Tiberio ed Ettore Lonati, e gli immobiliaristi d'assalto Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Giuseppe Statuto.

Ieri, a distanza di sette anni, è stato accertato che nessuno di loro ha avuto una condotta illecita. Al contrario, responsabilità penali sono state confermate per l'ex coppia di vertice del gruppo assicurativo bolognese. Solo le motivazioni della sentenza faranno capire come sono stati considerati i diversi approcci delle diverse "anime" di questa vicenda. Comunque sia, la sentenza di ieri, è bene sottolinearlo, conferma che esiste una corretta dialettica tra magistratura inquirente e giudicante, uno dei principi cardine del giusto processo.

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