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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2012 alle ore 09:34.
L'ultima modifica è del 03 giugno 2012 alle ore 10:23.

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Forse il governo indiano e quello del Kerala si aspettano anche un ringraziamento dall'Italia. La loro arroganza e la nostra umiliazione continuano ininterrottamente da mesi. I due marò del San Marco ora saranno ospitati in un albergo e non più rinchiusi in una prigione. Ma la loro libertà è ancora lontana e le gravi accuse ancora pendenti: non più il ridicolo "terrorismo dei mari" ma sempre omicidio premeditato dei due pescatori indiani.

Il chief minister, il premier del Kerala, continua a dire ai suoi giornali che i due italiani sono colpevoli e andrebbero condannati. Un giudizio prima del processo, un pesante condizionamento sugli inquirenti, giusto per restare nel solco comportamentale degli indiani in questa vicenda: le prove se le sono create da soli, le accuse espresse senza consistenza, lo sciovinismo sopra ogni realtà giudiziale. Anche in un democrazia come quella indiana, lo straniero è una facile scappatoia perché la gente non pensi alla crisi economica montante e alle dispute politiche del Kerala.

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