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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2012 alle ore 07:55.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2012 alle ore 08:53.

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Nel teatro dell'Expo di Milano, oltre al balletto dei nomi si è aperto un nuovo complicato scenario, quello delle normative. Le dimissioni di Pisapia hanno infatti aperto un'impasse tutta diplomatico-istituzionale, di fronte alla quale il tema degli investimenti e dei ritardi sta purtroppo scomparendo.

Prima di tutto la nuova figura che Pisapia vuole accanto a sé ha bisogno di una norma ad hoc: prima si parlava di un Dpcm, ma poi si è capito che occorre un emendamento ad un decreto. Quale decreto? Da studiare. A Roma intanto si occupa di Expo una cabina di regia appena nata. Sì, ma per cominciare a riunirsi ha bisogno di essere formalmente istituita, e anche per questo c'è bisogno di un Dpcm.

Poi ci sono i distinguo: Pisapia non si è dimesso, come spiega, ma ha rimesso le sue deleghe da commissario. Quindi, dato che non si è dimesso, può riprendersi il suo incarico e delegarlo a qualcuno. La sensazione è che l'Expo in queste ultime ore sia diventato, ahinoi, roba per giuristi più che per manager.

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