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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2012 alle ore 07:25.
L'ultima modifica è del 21 giugno 2012 alle ore 07:39.

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Alla vigilia del vertice europeo di fine giugno, e di quello a quattro domani a Roma, il presidente francese François Hollande ha affidato al suo premier Jean-Marc Ayrault l'incarico di porgere un ramoscello d'ulivo alla cancelliera Angela Merkel. E per farlo è stato scelto il settimanale tedesco Die Zeit.

Al quale Ayrault ha dichiarato che per vedere la nascita degli eurobond ci vorranno alcuni anni. «Auspico che a Bruxelles si parli di obbligazioni europee - ha detto nell'intervista - ma è vero che una mutualizzazione dei debiti esige necessariamente una più forte integrazione politica. Quindi serviranno senza dubbio molti anni».

Sembrano parole della Merkel, la quale non ha mai smesso di ripetere che gli eurobond non possono essere che il punto d'arrivo di un lungo e difficile - ma indispensabile - processo di armonizzazione delle economie dei diversi Paesi, di cessione di sovranità sul fronte della politica fiscale, di "federalizzazione" dell'Europa. Invece sono parole che arrivano da Parigi. Quando solo pochi giorni fa proprio Hollande aveva detto che gli eurobond «devono essere un punto di partenza e non di arrivo». Evidentemente il presidente francese ha capito che lo scontro con la Germania non porta da nessuna parte e si è pragmaticamente adattato alla mediazione.

Nel contempo, secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, avrebbe però aperto un nuovo fronte, quello della presidenza dell'eurogruppo. Facendo balenare la possibilità di una candidatura del ministro dell'Economia Pierre Moscovici, in opposizione al tedesco Wolfgang Schauble. Anche in questo caso potrebbe trattarsi di una mossa tattica, con l'obiettivo di aprire la strada a un terzo nome oppure a una proroga di Jean-Claude Juncker.

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