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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 09:48.

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Come è successo altre volte durante questa crisi questa notte i paesi della zona euro hanno dato un'improvvisa accelerazione al modo in cui cercare di mettere mano allo sconquasso debitorio. La trattativa a Bruxelles ha comportato una serie inattesa di risultati, almeno sulla carta. Molti dettagli andranno negoziati e potranno rivelarsi ostici, ma nei fatti gli stati membri della zona euro ieri ha posto sul tavolo il primo tassello di una unione bancaria.

L'aspetto più interessante è la decisione di chiedere alla Commissione di fare proposte sull'applicazione dell'articolo 127/6 dei trattati. La norma prevede il trasferimento della sorveglianza bancaria alla Banca centrale europea. Negli ultimi 10 anni questa possibilità è stata discussa più volte, e sempre ostacolata dal desiderio dei paesi di poter continuare a vigilare sui propri istituti, chiudendo gli occhi su eventuali debolezze. Il passaggio alla Bce equivarrebbe a una importante cessione di sovranità.

L'altro elemento importante, legato a quest'ultimo, è la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo di stabilità ESM. Questa ipotesi era stata presa in considerazione nel 2011, ma bloccata da alcuni paesi perché preoccupati all'idea di firmare un assegno in bianco senza poter controllare gli istituti di credito. Con la sorveglianza unica, il controllo è assicurato. Nei fatti, la ricapitalizzazione diretta sarà un modo per rendere lo strumento più efficace e meno laborioso.

Infine, c'è la decisione di consentire ai paesi rispettosi del Patto di Stabilità di poter usufruire degli acquisti di titoli pubblici da parte dell'EFSF e dell'ESM senza sottoporsi a un nuovo programma di risanamento dell'economia. La scelta è stata fortemente voluta dal premier italiano Mario Monti. Il paese, nel caso dovrà usufruire di questa possibilità, non dovrà sottostare a nuove condizioni macroeconomiche, ma sarà costretto comunque firmare un protocollo d'intesa.

Questa mattina presto, Monti ha spiegato che il meccanismo non richiede l'intervento della Troika. Ma pensare che gli aiuti finanziari dell'EFSF o dell'ESM verranno offerti dai partner europei senza un controllo accresciuto delle autorità comunitarie è illusorio. Non ci saranno condizioni ulteriori rispetto agli impegni già presi, ma sia la Commissione che la Bce saranno chiamate a monitorare con ancor più attenzione di oggi l'adozione di riforme economiche.

Infine, il difetto dell'impianto riguarda la potenza di fuoco dei fondi EFSF ed ESM, che rimane limitata. Le trattative di questa non hanno portato alla scelta di dotare l'ESM di una licenza bancaria, un'idea che molti coltivano fin dall'anno scorso. La Germania per ora ha bloccato questa possibilità per paura che nasconda una surrettizia monetizzazione dei debiti. Il denaro disponibile è poco, insufficiente per affrontare una crisi sovrana spagnola o italiana. Il problema potrebbe porsi rapidamente.

Per molti versi l'esito del vertice di questa notte, che proseguirà nella giornata di oggi a Bruxelles con incontri a 27, è migliore delle attese della vigilia. Tuttavia, l'impressione di primo acchito è che le misure potrebbero avere un effetto ancora temporaneo, in un contesto nel quale la Grecia continua a preoccupare e il parafiamme finanziario della zona euro ha una dotazione sempre limitata. I timori su un'eventuale uscita del paese mediterraneo dall'euro continueranno a tenere in bilico l'unione monetaria.

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