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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2012 alle ore 09:20.

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Il giorno dopo l'assegnazione al fotofinish della 66a edizione del Premio Strega, l'editoria italiana si interroga – come ogni anno, del resto – sulle dinamiche di un premio che al prestigio, indiscutibile, ha sempre unito polemiche, dubbi, sospetti di poca trasparenza e di pressioni sui giurati.

Ma facciamo ordine. Il vincitore è Alessandro Piperno con Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi (Mondadori). Lo scrittore romano ha ottenuto 126 voti degli Amici della domenica e dei sessanta lettori forti scelti dalle librerie che si sono ritrovati al Ninfeo di Villa Giulia a Roma e hanno votato in massa: il 94% degli aventi diritto. A due soli voti di distanza Emanuele Trevi, con Qualcosa di scritto (Ponte delle Grazie), con 124 voti. Terzo classificato il magistrato e senatore, oltre che scrittore, Gianrico Carofiglio, che ha preso 119 voti per Il silenzio dell'onda (Rizzoli). Staccati e mai davvero in gara Marcello Fois con Nel tempo di mezzo (Einaudi), 48 voti, e Lorenza Ghinelli con La colpa (Newton Compton), 16 voti.

«Sono frastornato e emozionatissimo e ringrazio soprattutto la mia casa editrice Mondadori», ha commentato (non a caso, forse) Piperno dopo la vittoria , definendo la votazione finale «una battaglia dura e leale. Sapevo che sarebbe stata una vittoria all'ultimo voto e a un certo punto pensavo di aver perso». Effettivamente, è andata così. Emanuele Trevi era un outsider di lusso per questa edizione e verso la metà del conteggio dei voti (che viene fatto pubblicamente dallo scrittore detentore del premio, in questo caso Edoardo Nesi) si era trovato in vantaggio, anche di 12 voti. Solo l'ultima tranche di 50 voti ha ribaltato la situazione a favore del candidato di Segrate. Ha raccolto molti consensi anche Carofiglio: tra gli addetti si dice il massimo che gli poteva assicurare la sua casa editrice.

Il Premio Strega ha una solida tradizione di critiche e negli ultimi anni, a causa delle polemiche continue dopo ogni edizione, la Fondazione Bellonci che lo organizza ha rivisto alcune norme del regolamento. Il risultato, molto positivo, è stato quello di un progressivo allargamento "popolare" della giuria (prima erano solo i 400 "sempiterni" Amici, età media altissima, oggi ci sono anche studenti, enti, lettori scelti dalle librerie) e la conseguenza quella di un controllo meno sicuro delle case editrici sul voto finale. La strada è giusta.

Al di là dei meccanismi di voto, però, vanno fatte considerazioni di altra natura. Prima di tutto commerciali. L'ambìta fascetta del vincitore dello Strega è in grado di trainare e a volte far esplodere le vendite in libreria, durante l'estate. Negli ultimi anni, per esempio, la vittoria a Non ti muovere della Mazzantini (2002) e a La solitudine dei numeri primi (2008) di Paolo Giordano ha portato centinaia di migliaia di copie. Attenzione, però. Il libro si deve "prestare": più è un prodotto da premio – leggibile, vendibile, "facile", insomma, per un pubblico medio – più il risultato commerciale si farà sentire. Nel caso di Piperno, che non era riuscito a ripetere il clamoroso exploit del suo esordio, con i successivi due libri, compreso questo fresco vincitore, il successo può essere un bel traino: ma siamo a cifre molto più basse dei predecessori citati. Pare che Piperno viaggi oggi intorno alle 40-50mila copie vendute con questo romanzo e ora aspetta il rilancio. Carofiglio è un bestseller acquisito da tempo: una vittoria avrebbe probabilmente avuto quel tipo di effetto. Diverso è il caso di Trevi. Scrittore raffinato e autorevole critico letterario, concorreva con un testo ibrido – tra il memoir, il racconto e il saggio di critica con al centro le figure di Pasolini e di Laura Betti, oltre che dello stesso Trevi – che, se avesse vinto, non sarebbe probabilmente decollato (non è certo un libro da ombrellone) ma avrebbe dato al Premio quella qualità e quel sapore di ricerca che in molti chiedono. Non che Piperno sia di scarsa qualità: tutt'altro, Piperno è ottimo scrittore, ma ha vinto con un testo, diciamo così, più "convenzionale".

Certo è strano notare che il Premio Strega sia regolarmente appannaggio dei grandi gruppi editoriali (escluso Gems), come se la ricerca letteraria fosse sconosciuta a case editrici quali, per citare due nomi clamorosi, Sellerio o Adelphi, che hanno fatto della qualità letteraria la loro bandiera. Si incespica di nuovo sullo strapotere delle case editrici sui giurati e forse bisognerebbe studiare un meccanismo che dia ancora più forza ai votanti. È lo stesso concetto che ha espresso Trevi in un'intervista del dopo-competizione: «Lo Strega deve cambiare. È necessario sottrarre potere agli editori per darlo ai giurati. Ho sperimentato sulla mia pelle d'autore queste logiche sbagliate che condizionano il premio, e da giurato mi adopererò per far sì che in futuro le cose cambino». Parole amareggiate di uno sconfitto, forse, ma comunque da meditare.

In un anno di crisi nera per il settore editoriale, comunque, tirano un sospiro di sollievo i librai, che sperano nel boom di Piperno, e a Segrate dove si sentiva un po' la mancanza, quest'anno, di un bestseller vero. A bocca asciutta, gli altri editori tenteranno di rifarsi con i prossimi premi. A partire dal Campiello, che si assegnerà a settembre a Venezia, dove le polemiche sono sempre assenti e la trasparenza è di casa. Non è poco.

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