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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2012 alle ore 06:39.

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La lezione di Malthus sulla popolazione che cresce senza fine



La popolazione mondiale ha superato quota 7 miliardi: sono sempre più urgenti piani di controllo delle nascite. Se non sbaglio fu l'inglese Malthus all'inizio dell'800 a lanciare il primo allarme sulla crescita della popolazione. Come mai questo appello è rimasto inascoltato ed è ancora attuale?
Giorgio Zeri
Caro Zeri, Thomas Robert Malthus pubblicò il suo famoso Saggio sui principi della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società nel 1798, un libro in cui, partendo dall'ipotesi che la crescita della popolazione avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, sosteneva che si sarebbe registrata una diminuzione della disponibilità dei beni essenziali e un progressivo impoverimento della società. Il progresso della ricerca scientifica ha rapidamente smentito nei fatti le teorie di Malthus nel senso che l'incremento della produttività dei terreni è stato dappertutto decisamente superiore ai tassi di incremento demografico. Ma le teorie malthusiane hanno preso piede più per motivi ideologici che scientifici, soprattutto perché hanno trovato terreno fertile nell'anticlericalismo dell'Ottocento dato che offrivano (e offrono) argomenti di polemica verso i principi della Chiesa cattolica. Magari sorvolando sul fatto che la soluzione principale prospettata da Malthus doveva essere la castità. La storia ha comunque dimostrato molto bene che è la crescita economica ad avere come effetto una progressiva (e talvolta anche eccessiva) limitazione delle nascite e non viceversa. Il calo della crescita demografica non è una causa, ma un risultato del benessere e di una migliore condizione di vita. E ora abbiamo continenti come l'Europa, e soprattutto Paesi come l'Italia, che hanno il problema opposto alla sovrappolazione: il problema di una diminuzione delle nascite, e quindi delle giovani generazioni, che si unisce all'allungamento (certamente positivo) della speranza di vita. Due fattori che hanno portato alla flessione dei consumi da una parte e all'aumento della spesa previdenziale e sanitaria dall'altra: elementi che non aiutano certo l'uscita dall'attuale crisi economica. Oggi esiste quindi un problema demografico, ma ha due aspetti opposti. Nei Paesi occidentali è il calo delle nascite a mettere a rischio a medio termine l'equilibrio sociale, mentre nei Paesi che si definivano del Terzo mondo c'è ancora bisogno di un rallentamento della crescita demografica, ma lo si potrà ottenere soprattutto aiutando lo sviluppo di queste popolazioni. Senza escludere campagne per una maternità e paternità responsabile, ma rispettando la dignità e la libertà delle persone. E non certo come in Cina dove si è arrivati a obbligare le donne all'aborto dopo il primo figlio, con una politica che il Parlamento europeo ha nei giorni scorsi giustamente condannato.
(g.fabi@ilsole24ore.com - twitter@gianfabi)
Non chiamiamoli più «tribunalini»
Ammetto di versare in conflitto d'interessi: sono iscritto da quasi trent'anni all'Ordine degli avvocati di Camerino, di un tribunale, cioè, che per volontà del legislatore sta per essere soppresso. Si invocano da parte dell'esecutivo razionalizzazione e risparmi. Io non vedo né l'una né gli altri.
I "tribunalini", definizione di certo scarsamente encomiastica, hanno esercitato la giurisdizione, istruito processi, condotto indagini, emesso sentenze in nome del popolo italiano, non del "popolino". Se uno viene condannato dal tribunale di Urbino andava e va in carcere come ci va uno condannato da quello di Milano e se viene pronunciata una confisca a Sciacca vale come quella di Palermo.
Giuseppe De Rosa
Camerino (MC)

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