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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2012 alle ore 07:45.
La cultura aziendale di Jp Morgan Chase è riassunta in una frase che il suo Ceo Jamie Dimon soleva ripetere ai tempi dell'ubriacatura pre-Lehman ai suoi: «Dobbiamo avere un bilancio a prova di bomba. Ogni cinque anni circa dovete ipotizzare che succederà qualcosa di brutto». Dimon, a differenza di Dick Fuld (Lehman), non è mai stato un giocatore d'azzardo. E la sua banca è sempre passata a Wall Street come "conservativa".
Questo contribuisce a spiegare quanto deciso ieri sugli alti dirigenti che, scommettendo su derivati, il mese scorso hanno provocato perdite miliardarie ai bilanci (almeno 5 miliardi di dollari, forse molti di più). Bruno Iksil e Ina Drew, ex capo del Chief Investment Office, dovranno restituire milioni di dollari in azioni ricevuti come compenso. È la prima volta che accade. Mentre gli Usa stringono le regole sugli swap, sembra che anche i manager che sbagliano smettano di godere di immunità. Oltre alle leggi anche un pizzico di moralità in più. A noi sembrano buone notizie.
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