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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2012 alle ore 08:08.

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Avrebbero voluto dire, con un filo di snobismo, «Niente medaglie, siamo inglesi»: per loro, in questo malconcio 2012, contano la regina col suo Giubileo e i muri vestiti di Union Jack. Gli inglesi si sono lustrati gli occhi di parate e sfilate, corone e cappelli regali. Poteva bastare ma non basterà, nonostante trovino questa Olimpiade indigesta per i conti pubblici. È tempo di medaglie. Le 4.700 medaglie, fuse su disegno dell'inglese David Watkins, sono custodite fino al 28 luglio nella Torre di Londra. Poi, brilleranno sotto il cielo di Londra nelle 805 cerimonie di premiazione.

Nonostante il piatto langua, il Comitato olimpico inglese non ha badato a spese: per i primi classificati 400 grammi di peso con 6 d'oro, una sbruffonata se si pensa che quelle di Stoccolma 1912, le ultime in oro massiccio erano 17 volte più piccole. Varranno 706 dollari, contro i 1.250 delle "sorelline" del 1912, che però, se si considera l'inflazione, valgono poco più di 250 dollari. Circa il valore (215 dollari) di quelle di Pechino 2008: pesavano 150 grammi e l'oro costava la metà di oggi (51 dollari al grammo). Quanto all'iconografia delle medaglie è sacra: logo della manifestazione e Nike alata che esce dallo Statio Panathinaikos per giungere alla nuova città.

Dio salvi almeno il mito di Olimpia, quando veniva premiato solo il primo arrivato con una corona d'ulivo. Bastava un eroe maschio per parlare di pace, forza e orgoglio, e se poi, quell'atleta era donna, come nel caso di Kyniska di Sparta valente nell'arte della quadriga, il kotino, la corona d'ulivo, finiva sulla testa di un maschio, il proprietario del cavallo. Quanto all'oggi a Londra in gara ci saranno alcune ragazze col velo, ma almeno ci saranno.

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