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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2012 alle ore 14:02.
La notizia della sospensione del giudizio di Standard & Poor's sul rating della Regione siciliana rischia di accrescere la tensione a Palazzo d'Orleans, dove il governatore, Raffaele Lombardo, vive ormai come asserragliato in attesa di rassegnare (il 31 luglio) le proprie dimissioni.
Il 24 Lombardo andrà a Roma per incontrare il presidente del Consiglio, Mario Monti, mentre il governo si accinge a trasferire sul conto unico di tesoreria della Regione 400 milioni di euro che daranno ossigeno alle casse dell'ente per permettergli di sopravvivere almeno fino alle elezioni. Il clima resta comunque pesante se è vero che il Movimento per l'autonomia, il partito fondato da Lombardo, ha dato appuntamento ai propri militanti per domani, davanti alla sede del commissario dello Stato, a Palermo, per protestare contro le presunte violazioni dello statuto autonomistico. Come ha dichiarato ieri al Sole 24 Ore il leader degli industriali siciliani, Antonello Montante, delegato di Confindustria per la legalità, dietro questa difesa dell'autonomia speciale c'è il timore della classe dirigente politica siciliana di perdere privilegi, denaro, potere, capacità d'intermediazione col governo centrale.
Lo statuto autonomistico ha avuto un senso nel dopoguerra, quando il separatismo fomentato dall'aristocrazia e dai grandi proprietari terrieri rischiava di staccare la Sicilia dall'Italia, minando il futuro della Repubblica. Ma oggi serve soltanto a giustificare il mantenimento di un mostruoso apparato clientelare che succhia risorse senza creare ricchezza, impedendo qualsiasi cambiamento in direzione di un'economia di mercato.
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