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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 07:56.
Il suo nome in lingua dari significa "Valle delle rose" anche se laggiù la coltura più diffusa è il papavero da oppio. In Gulistan le truppe italiane sono arrivate nel settembre 2010, hanno combattuto come in nessun altro distretto afghano lasciando sul terreno sei caduti e decine di feriti senza riuscire a sconfiggere il nemico.
L'abbandono di un'area così delicata, che verrà seguito presto dal ritiro dall'altra zona calda di Bala Murghab, conferma che il ritiro alleato non riguarda solo aree già pacificate o più tranquille ma anche distretti dove i talebani sono ancora forti e numerosi. Aree che vengono lasciate alle poco addestrate e male armate truppe di Kabul che potrebbero cedere sul campo di battaglia o venire a patti con gli insorti. Un rischio non solo teorico considerato che lunedì a Shewan (Farah) una ventina di poliziotti ha disertato raggiungendo con armi e veicoli i talebani. La Nato la chiama transizione ma quella degli alleati in Afghanistan assomiglia a una ritirata.
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